La pellicola, primo lungometraggio delle sorelle Coulin, entrambe native di Lorient, piccolo borgo di pescatori nel quale hanno spostato la location della pellicola, narra la gravidanza della liceale Camille, studentessa improvvisamente catapultata nel mondo degli adulti per colpa, o grazie, a un inconveniente di percorso. Il film regge tutta la propria impalcatura sull’irresponsabilità con la quale le diciassette protagoniste vengono progressivamente persuase da Camille a rimanere incinte, in una sorta di moda o amicizia degna di un reality. Decidendo di affrancarsi dalla vita adulta con progetti che sfiorano il ridicolo, fra i quali l’acquisto di una casa – comune nella quale crescere insieme i nascituri ma senza abbandonare gli atteggiamenti dell’età adolescenziale che non smette di fare capolino nei dialoghi e modi di pensare di chi vive perennemente a cavallo fra party sulla spiaggia, l’uso smodato degli IPhone e dei messaggi vergati e spediti a pioggia. A fare da cornice alle rispettive esistenze il plumbeo cielo bretone che funge da contorno all’angusta solitudine nella quale ognuna scivola nelle rispettive camere, dove solo un muro e i rispettivi sguardi nel vuoto, inquadrati lungamente e in primo piano, portano sollievo alle esistenze di chi probabilmente ha deciso avventatamente il proprio futuro. E film che, esattamente come avvenne tre anni prima in occasione del reale fatto di cronaca, sollevò numerose discussioni riguardo il senso di una gravidanza collettiva vissuta quasi come sfida all’età adulta.
Fuori concorso al Festival di Cannes, ma premiato in numerosi altri festival, fra cui il Torino Film e candidato al Premio César come miglior opera d’esordio. L’esordio delle due sorelle bretoni risulta essere un inno alla vita passando attraverso l’immaturità di certe scelte che velocemente vengono riportate sulla terra dalla concretezza di certe conseguenze. Ed esordio che al tempo stesso rappresenta anche uno perfetto trampolino di lancio per una carriera che non ha mai abdicato a narrazioni dal respiro semplice e che a breve porterà nuovamente le sorelle Coulin al cinema con una pellicola ispirata a Quello che serve di notte, romanzo di Laurent Petitmangin, con Vincent Lindon nel ruolo di un padre alle prese con un figlio molto vicino al mondo dell’estrema destra.