1992 recensione serie Tv con Stefano Accorsi e Miriam Leone.
Nei primi anni novanta l’Italia fu attraversata da un’azione giudiziaria volta a risanare il Paese da corruttele e soperchierie. L’ondata (dai risvolti gattopardeschi poi), sarà ben presto utilizzata a fini elettorali da “inediti” soggetti politici. 1992 cerca di catturare le atmosfere, gli umori, i conflitti di chi ha partecipato a quella fase nascente e poi rapidamente caduta nell’oblio.
Primo capitolo della trilogia della seconda Repubblica, la fiction ambientata nell’Anno Domini 1992 intercetta un momento cruciale, pone le fondamenta degli anni a venire, anticipandone gli esiti, spartiacque di facciata tra un sistema agonizzante e il “nuovo” già vecchio. Tangentopoli, con i suoi personaggi da operetta e la crisi dei partiti è la cartina tornasole delle dinamiche di un sistema in caduta libera, anticamera di altre e ben più corpose contraffazioni della realtà politica.
Con l’arresto di Mario Chiesa, presidente del Pio Albergo Trivulzio, uomo di Craxi che lo definì un “mariuolo”, come vertice di un meccanismo spartitorio legato agli appalti (e legittimato da ogni forza politica) si apre la stagione degli arresti eccellenti, tessere di un domino ramificato e onnipresente. Il pool di mani pulite rappresenta, pur tra mille strumentalizzazioni, il tentativo di porre fine, o almeno di limitare lo strapotere della politica nel campo degli affari, legando a filo doppio imprenditoria, industria e mercato.
La mazzetta come emblema della corruttibilità dell’uomo medio, alla ricerca spasmodica di favori, clientele, raccomandazioni, a volte solo piccoli aiuti che hanno da sempre ostacolato il merito svincolato da appartenenze politico, di ceto, di classe etc, vincolandolo all’immagine da repubblica delle banane è l’apoteosi simbolica e fattuale del degrado purtroppo continuo del modus vivendi italico. Entrare nelle grazie di chi conta spesso ha rappresentato per un certo modello sociale il viatico, il lasciapassare per salire la scala gerarchica o semplicemente sopravvivere scalzando i paria, i non rappresentati, gli outsider.
Gli esiti li conosciamo, con l’affermazione della finta meritocrazia Berlusconiana come carattere nazionale, raffigurazione reale delle energie antidemocratiche sdoganate in nome della libera impresa in libero mercato. Piero Gobetti & Co si rigirano nella tomba e non ringraziano. La fiction nata da un’intuizione di Stefano Accorsi e diretta da Giuseppe Gagliardi, cui seguirà 1993 e 1994 ha il merito di mettere in luce tutto ciò, con un metro narrativo incalzante basato sulle vicende di diversi gruppi sociali incarnati da singoli personaggi, emblematici del periodo.
Le musiche azzeccate sintonizzata con gli anni 90, tra rock melodico e punk pre-commerciale. I personaggi sono ben tratteggiati, con una punta forse di stilizzazione eccessiva ma nel complesso più che credibili. Veronica Castello interpretata da una efficace Miriam Leone è la soubrette disposta alle umiliazioni più feroci in nome della carriera. Leonardo Notte, un Accorsi credibile e impeccabilmente realistico, dal ritratto psicologico tra i più interessanti, è il post sessantottino riconvertitosi alle chimere dell’ideologia di mercato. Sodale di Berlusconi di cui proporrà la famosa ascesa in campo contro la gioiosa macchina da guerra di Occhettiana memoria.
Qui l’intreccio tra fiction e realtà è ben saldo, condito con le vite private dei protagonisti tra cui, oltre a un efficace Antonio Gerardi nei panni di Antonio Di Pietro, spicca l’agente di polizia Luca Pastore, alias Domenico Diele, afflitto da più che motivati risentimenti nei confronti dell’industria farmaceutica.
Guido Caprino presta in modo concreto il volto a Pietro Bosco, leghista e parlamentare per caso. Una menzione particolare merita Tea Falco, qui nei panni della miliardaria Beatrice Mainaghi, donna che si scopre forte e risoluta dopo la tempesta. E’ curioso notare come quattro nomi di personaggi rimandino ad atmosfere favolistiche, infantili. Il Bosco…. la Notte… il Castello… il Pastore quasi ad evocare e rappresentare una dimensione Extra Storica, un baloccamento onirico nascosto tra i più profondi recessi dell’animo umano.
1992 ci racconta una sorta di un miserevole mondo incantato dove le relazioni sono sempre uguali a se stesse e alla fine non trionfano i buoni sentimenti ma la corsa spregiudicata al potere come sostituto adulto e patologico alla fascinazione favolistica. La Milano da bere è tratteggiata con una buona dose di realismo, pur non avendo pretese storiografiche, né inediti schemi interpretativi.
Siamo all’interno di una commedia umana, spensierata e superficiale, cinica e conformista che ancora oggi, nella vita reale, fa capolino tra dichiarazioni roboanti e retoriche del solito leader demagogico e l’infinita pazienza di chi, reso ebbro e sconsolato da parole e provvedimenti antipopolari, continua la propria frammentata e orgogliosa rivoluzione personale nella fatica di ogni giorno.
1992. (Id.) Ideatore: Stefano Accorsi. Nazione: Italia Anno: 2015 Regia di: Giuseppe Gagliardi. Genere: Drammatico. Durata: 10 episodi da 60’ circa. Cast: Stefano Accorsi, Guido Caprino, Miriam Leone, Domenico Diele, Tea Falco, Alessandro Roja, Antonio Gerardi. Distribuzione: Sky Atlantic. Produzione: Wildside.
1992 recensione serie Tv con Stefano Accorsi e Miriam Leone.
Valutazione finale: 7,5/10