Hammamet, recensione del film diretto da Gianni Amelio.
Riflettere su un politico, demonizzato ai tempi dall’opinione pubblica come causa di tutti mali, è compito impegnativo per chi voglia sottrarre le vicende storiche all’oblio del tempo. Il rischio della pelosa riabilitazione storica è sempre dietro l’angolo, rischiando un’acritica difesa di ciò che era indifendibile. Il film omonimo di Amelio descrive l’ultimo periodo lontano dall’Italia di Bettino Craxi, amato-odiato leader del Psi in quel di Hammamet, in territorio tunisino. Il ritratto che ne fa Amelio e’ quasi empatico,a tratti compassionevole.
Craxi è solo, disperatamente aggrappato al passato turbolento, costellato di successi ma anche di zone d’ombra, rifugio sicuro di molti connazionali che utilizzarono prebende e favoritismi per ritagliarsi pavidamente un ruolo protetto nell’assalto alla diligenza Italia. Hammamet è la terra di nessuno, ospite di pregio di un regime amico, protetto da una scorta personale che non lo molla mai. Si diceva dell’odio italico nei suoi confronti. Amelio lo fotografa bene, indugia con perizia sui tratti di quest’uomo del ‘900 che si riconosce ancora nel carisma di Garibaldi, ne elogia le imprese. Gioca con il nipotino a rappresentare il nizzardo al ritmo di “Garibaldi fu ferito…”
Il film omonimo di Amelio descrive l’ultimo periodo lontano dall’Italia di Bettino Craxi…
Una scena emblematica ritratta magistralmente da Amelio è quella in cui viene attorniato da turisti che, riconosciutolo, scaricano livore e frustrazioni personali subite in patria. E’ il comune sentire nazional popolare, attento al portafoglio quanto alla solidarietà scacciapensieri, costruito in millenni di storia frastagliata, spesso campanilista, in cui coltivare il proprio orticello opportunistico. A Craxi, ai tempi della sua ascesa, non deve essere sfuggito tutto ciò. Capitalizzando il fiuto politico a fini elettorali, si è trovato ben presto a gestire le sorti del più antico partito della sinistra riformista.
Accanto a una lettura squisitamente politica ve n’è un’altra più personale. Con l’introduzione dell’altro nella narrazione filmica Amelio ricorre a un espediente riuscito, alla presenza del figlio di un noto dirigente socialista.
Se lo ritrova improvvisamente una sera nel giardino, braccato dalla security, infreddolito e affamato. Craxi lo accoglie e da questo momento intratterrà una relazione quasi paterna e intimamente profonda. Ascolta se stesso, mentre lo guarda, lo scruta, capendo subito il terribile proposito che lo aveva condotto in terra d’Africa. Ora, nella solitudine mediterranea di Hammamet Craxi, malato, non si da pace, convinto di aver pagato per tutti, di essere stato sacrificato in nome della stabilità del sistema Italia.Un plauso a Pierfrancesco Favino per l’eccezionale metamorfosi “craxiana”, interprete fedelissimo di colui che fu l’ultimo pupillo di Pietro Nenni.
Hammamet (Id.) Italia 2020 Regia di: Gianni Amelio. Genere: Drammatico Durata: 126′. Cast: Pierfrancesco Favino, Livia Rossi, Luca Filippi, Silvia Cohen, Alberto Paradossi. Fotografia: Luan Amelio Ujkaj. Musiche: Nicola Piovani. Sceneggiatura: Gianni Amelio, Alberto Taraglio.
Hammamet, recensione del film diretto da Gianni Amelio.