Ogni spazio felice, recensione del libro di Alberto Schiavone.
Ada e Aldo sono una coppia di ultra sessantenni. Vivono a Milano ai giorni nostri, in un quartiere periferico servito dalla metropolitana. Pensionati, un tempo insegnante lei e vigile urbano lui, stanno insieme da più di trent’anni. Occupano quel tempo sfilacciato e incolore che può essere la vita dopo il lavoro. Le relazioni significative,l’impegno personale e collettivo, gli obbiettivi professionali sono acqua passata. Ora, tutto è cambiato e il presente va riempito di orizzonti, nel nostro caso surrogati di una vera felicità esistenziale. Hanno una figlia, Sonia e ne avrebbero anche un altro, Alex, se non fosse scomparso per uno scherzo fatale degli amici che ai tempi gli avevano manomesso i freni della bici. Ada beve, molto e Aldo si prodiga e, a modo suo cerca di alleviarne le pene.
E’ un grande fantasticatore, inventa storie traendo spunto dalla quotidianità. Gli basta un volto, una movenza, una parola ed eccolo immaginarsi in una storia dove è sempre il protagonista principale. In qualsiasi luogo o ambiente Aldo imbastisce storie a lieto fine, scandendone la durata a seconda del soggetto immaginato. Ada odia il mondo, cova un rancore profondo verso il genere umano.
La morte prematura del figlio e l’essere andata in pensione non l’ha di certo aiutata, sottraendola a quella inevitabile stretta benefica che è il calore delle relazioni umane. E’ un lutto mai elaborato, mai decifrato in comprensibilità, che si è stratificato in ogni viscera del corpo, in ogni anfratto della coscienza. E attende una risposta che solo le ragioni del cuore potranno dare in ogni esiguo, sofferto spazio felice.
Scritto qualche anno prima di Dolcissima abitudine, malinconico ritratto di una donna sul viale del tramonto, Ogni spazio felice esplora il microcosmo complicato di una vita a due. Tra equilibri fuggevoli e passaggi ardimentosi, la serenità tarda a manifestarsi, come l’apparire bizzarro della pioggerellina pigra nel tempo d’autunno. Schiavone ha una padronanza rara del mezzo espressivo, lo plasma e lo cuce sui protagonisti, misconosciuti eroi del nostro indecifrabile tempo presente.
Ogni spazio felice, recensione del libro di Alberto Schiavone.