Il campione, recensione del film diretto da Leonardo D’Agostini.
Christian è un giovane fuoriclasse della Roma che dopo essere stato redarguito più volte per le continue bravate extra calcistiche, viene minacciato da una società che da lui pretende un comportamento esemplare. Valerio è un professore di filosofia e lettere. A digiuno di calcio è l’uomo al quale la Roma affida Christian nel tentativo di fargli raggiungere una maturità anche morale…
Fra le mura del centro tecnico di Trigoria si srotola la vita di due personaggi tra loro molto differenti. Da un lato un giovane campione, Andrea Carpenzano nel suo ennesimo ruolo di coatto di borgata, originario del Trullo e romanista da sempre. Avvezzo a scene che con il calcio hanno ben poco a che fare, circondato da una pletora di approfittatori di varia specie. Cominciando da un padre ripresentatosi alla sua porta non appena il figlio ha firmato un contratto a sei zeri. E dall’altra parte Valerio. Ex professore di liceo che non frequenta lo stadio e le chiacchiere da bar, se non quando gioca la nazionale, e che desidera mantenere il più grande riserbo nei confronti di un passato difficile da dimenticare.
Un film sul calcio dove lo sport passa immediatamente in secondo piano e dove l’aspetto della presa di coscienza del protagonista diventa preponderante…
La prima pellicola di D’agostini, scritta da un duo di sceneggiatrici (Antonella Lattanzi e Giulia Steigerwalt), è capace di dare un taglio molto intimista alle vicende di un borgataro con il talento di un campione. Riuscendo a scardinare le convinzioni di chi pensa che sport e cinema siano, esattamente come i due protagonisti, difficilmente conciliabili. Ogni aspetto della vita dell’atleta, e la solitudine con la quale si approccia alla sua professione, che prima di tutto è un gioco, dimostra quello che da sempre afferma Francesco Totti, il quale ha riconosciuto come il film sia la perfetta sintesi della vita di un giovane calciatore. Ovvero come purtroppo oggi giocare ad alti livelli non ti consenta di fare gruppo con i tuoi compagni di squadra a causa di insane abitudine extra calcistiche che ti fanno pensare di essere un divo ancor prima che uno sportivo.
Un film sul calcio dove quest’ultimo passa immediatamente in secondo piano e dove l’aspetto della presa di coscienza del protagonista è rappresentato sia da un docente problematico come Valerio, impersonato superbamente da Stefano Accorsi, ma anche da Ludovica Martino che impersona Alessia, una studentessa di medicina, e una ragazza alla quale Christian si lega perché esterna al suo giro di conoscenze e per questo capace di farlo riflettere grazie alla sua neutralità.
Complimenti ai due registi e produttori Sibilia e Rovere che dopo aver segnato gli ultimi anni con pellicole vincenti come la trilogia di Smetto Quando Voglio e Veloce come il vento, nella quale evoluiva lo stesso Accorsi, sono riusciti a credere in un progetto vincente e ben confezionato di un regista esordiente.
Il campione (Id.) Italia 2019 Regia di: Leonardo D’Agostini. Genere: Drammatico. Durata: 105′. Cast: Stefano Accorsi, Andrea Carpenzano, Ludovica Martino, Mario Sgueglia, Camilla Semino Favro, Anita Caprioli, Massimo Popolizio, Sergio Romano. Fotografia: Michele Paradisi. Musiche: Ratchev & Carratello. Sceneggiatura: Giulia Louise Steigerwalt, Leonardo D’Agostini, Antonella Lattanzi.
Il campione, recensione del film diretto da Leonardo D’Agostini.
Valutazione finale: 7,5/10