Smetto quando voglio, recensione film diretto da Sydney Sibilia.
Pietro Zinni è un ricercatore Universitario al quale non hanno rinnovato il contratto di dottorato. Essendo rimasto senza lavoro, decide di sfruttare le proprie conoscenze da neurobiologo per sintetizzare un nuovo tipo di droga capace per purezza ed effetti di spazzare via qualunque possibile concorrente. Una droga al tempo stesso assolutamente legale perché non ancora censita fra le molecole vietate dal ministero della salute. Per poter portare a compimento il proprio piano Pietro decide di avvalersi dell’aiuto di sei suoi ex compagni di università, tutti in situazioni lavorative altrettanto precarie.
Se “Breaking Bad” incontra “I soliti ignoti” con l’aggiunta di una manciata di “Romanzo criminale” e di una crisi difficile da combattere perfino al cinema, il risultato finale è una pellicola che è riuscita ancor prima di arrivare in sala a far parlare di sé e a lanciare nell’empireo il giovane regista Sydney Sibilia, nome “Made in USA” ma salernitano sino al midollo e che con il grande schermo può ben dire di avere un conto aperto ben lungi dall’essere estinto. La pellicola, nata da un idea dello stesso regista, uno per cui il termine “si è fatto da solo” pare coniato su misura, deve la sua esistenza anche alla tenacia dei co – sceneggiatori: Attanasio e Garello, con i quali lo stesso Sibilia collabora da tempo.
Il film riesce a rappresentare alla perfezione un mix vincente di umorismo e Thriller…
La pellicola riesce a rappresentare alla perfezione un mix di umorismo unito a cinema del genere Thriller. In grado di far virare un tema delicato come lo spaccio di stupefacenti verso una chiave di lettura comica ma non per questo meno efficace. Riuscendo a narrare attraverso un’analessi iniziale, come ci si possa trovare a vivere in uno stato d’indigenza e per questo si possa essere costretti a ricorrere a espedienti ingegnosi e illegali per uscire da una crisi che non accenna a placare le proprie fauci. Completa una pellicola vincente, una sceneggiatura che non incappa mai in pause e che riesce a mantenere sempre alto il livello di attenzione del pubblico.
Un cast stellare capace di calarsi nei rispettivi ruoli con perfetta maestria: dal capo della banda, impersonato da Edoardo Leo, sino al compianto Libero De Rienzo, nel ruolo di un esperto di economia e statistica, passando per l’antropologo Pietro Sermonti, l’archeologo Paolo Calabresi e i due Latinisti Lorenzo Lavia e Valerio Aprea, per terminare con il capo dello spaccio della capitale impersonato da Neri Marcorè, nel ruolo inusuale di cattivo non troppo sui generis. Un film che nel 2014, al momento della sua uscita in sala, ha saputo ridare respiro alla commedia all’italiana e che aprì la felice trilogia di pellicole dedicate al mondo del precariato più comiche del cinema di casa nostra.
Smetto quando voglio (Id.) Italia 2013 Regia di: Sydney Sibilia. Genere: Commedia. Durata: 100′. Cast: Edoardo Leo, Valeria Solarino, Valerio Aprea, Libero De Rienzo, Lorenzo Lavia, Paolo Calabresi, Pietro Sermonti, Stefano Fresi, Neri Marcorè. Fotografia: Vladan Radovic. Musiche: Andrea Farri. Sceneggiatura: Sydney Sibilia, Valerio Attanasio, Andrea Garello.
Smetto quando voglio, recensione film diretto da Sydney Sibilia.
Valutazione finale: 9/10