Wanna, recensione della serie Tv Netflix su Wanna Marchi.
“Posso vendere di tutto”.
Una mano porge alla voce femminile un astuccio in simil radica contenente una stilografica. “Cerca di vendermi questa penna”. La voce stridula con la quale la donna inizia la propria invettiva è la medesima di quando aizzava le acquirenti all’alba degli anni ‘80. Il corpo è invece quello di una persona a cavallo delle otto decadi, un viso solcato da numerose rughe, capelli platinati e tailleur bianco.
Wanna Marchi da Castel Guelfo, provincia di Bologna, non ha però perso nemmeno un milligrammo di quella verve e spacconaggine di quando dal centro di Ozzano Emilia, paese di circa diecimila anime posto lungo quella lingua d’asfalto che unisce Rimini a Piacenza e poi su su fino a Milano, iniziò la propria ascesa. Un’ascesa proseguita nel mondo delle televendite e successivamente terminata con un primo fallimento e conseguente reclusione e un successivo arresto per truffa all’alba degli anni 2000, quando però il terreno di sfida non erano più i cosmetici ma la numerologia.
“Sembrava una cazzata”, dice l’imolese Alessandro Garramone, ideatore della docufiction e riferendosi al lavoro ultimato. Un lavoro che ha fatto e farà parlare molto di sé, anche per la scelta, non sempre condivisa, di dare voce alla Marchi e alla figlia Stefania, complici di vita e simbiotiche in ogni loro decisione, escludendo troppo spesso coloro che dalle due subirono raggiri ben oltre i margini dello stalking.
La vita della teleimbonitrice è scomposta in quattro parti. Analizzata sin dagli albori di un personaggio nato da famiglia contadina e cresciuta ai margini del capoluogo emiliano. Inizialmente truccatrice delle salme della camera mortuaria e successivamente estetista e creatrice di un impero, e di un personaggio, da qualche miliardo di fatturato. Personaggio da sempre controverso. Descritto come perennemente sopra le righe anche da chi l’affiancava nelle prime reti commerciali dedite alle vendite di ogni sorta di bene e servizio, che si trattasse di quadri, tappeti o elettrodomestici, poco importa.
Fra testimonianze di madre e figlia, di ex collaboratrici ma anche di vittime, la fiction restituisce una figura con ampie ombre, analizzata per quello che era ed è, ovvero un fenomeno Trash di una delle decadi più dorate della nostra storia contemporanea. Un fenomeno rivisto con gli occhi di chi rivedendosi scuote la testa al pensiero di aver indossato le giacche con le spalline. Non cercando assolutamente mai di riabilitare la figura di due donne il cui mantra sbandierato nel corso della fiction era: “Laddove c’è un coglione è giusto che ci sia qualcuno che lo inculi” Ipse Dixit.
Wanna (id) Soggetto: Alessandro Garramone. Regia: Nicola Prosatore. Sceneggiatura: Alessandro Garramone, Davide Bandiera. Fotografia: Vito Frangione. Nazione: Italia Anno: 2022 Genere: Documentario. Durata: 4 episodi da 50’ circa l’uno. Cast: Wanna Marchi, Stefania Nobile, Stefano Zurlo, Jimmy Ghione, Joe Denti, Maurizio Pagliari, Peter Gomez, Roberto Da Crema. Distribuzione: Netflix. Uscita: 17 Gennaio 2022.
Wanna, recensione della serie Tv Netflix su Wanna Marchi.
Valutazione finale: 8/10