Lo spietato, recensione del film diretto da Renato De Maria.
Negli anni ’60 Santo Russo emigra con la famiglia dalla natia Platì a Milano per raggiungere il padre muratore. Ancora adolescente e dopo aver scontato una pena di quattro mesi nel carcere minorile, inizia a crearsi un nome nella malavita locale. Cominciando a bruciare le tappe fino a diventare, a inizio anni ’90, non più un criminale, ma un rispettabile uomo di affari.
Renato De Maria completa la sua trilogia del mondo della mala con un film a firma Netflix ispirato dalle confessioni debitamente romanzate del pentito di ‘ndrangheta Saverio Morabito. A conclusione di un terzetto di film iniziato con “La prima linea” e proseguito da “Italian Gangsters”, documentario dedicato alla parabola dei malviventi di casa nostra.
La pellicola vede sugli scudi Riccardo Scamarcio che de La prima linea ne fu protagonista, nel ruolo del terrorista Sergio Segio, e che questa volta si muove fra slang simil lumbàrd, da meridionale trapiantato nella city, che decide di scalare le gerarchie della malavita a sfregio di un padre incapace di proteggerlo da una prima ingiusta carcerazione. Da quel momento in poi Santo Russo iniziò ad approcciare la vita del malavitoso come se si stesse parlando di quella di un normale dipendente d’azienda, con il desiderio mai nascosto di scalarne i vertici rimanendo nei ranghi e al tempo stesso cercando di intrecciare conoscenze.
La pellicola però fallisce in quella sorta di pathos che dovrebbe unire spettatore e trama forse a causa dell’eccesso di offerta di storie criminali. Il tutto nonostante una colonna sonora capace di farci viaggiare indietro nel tempo, una perfetta ricostruzione di ambienti e di costume e uno Scamarcio efficace, nel ruolo di un criminale desideroso di ripulirsi ma che causa umili origini e costumi mai abbandonati non riuscirà nel proprio intento, fino a trovarsi costretto a confessare ogni genere di delitto per salvarsi letteralmente la vita. Sufficienza di stima per una pellicola guardabile senza l’illusione di trovarsi quindi al cospetto di una nuova possibile narrazione degna di Gomorra o Romanzo Criminale.
Lo spietato (Id.) Italia, Francia 2019 Regia di: Renato De Maria. Genere: Drammatico Durata: 111′. Cast: Riccardo Scamarcio, Sara Serraiocco, Alessio Praticò, Alessandro Tedeschi, Marie-Ange Casta. Fotografia: Gian Filippo Corticelli. Musiche: Riccardo Sinigallia, Emiliano Di Meo. Sceneggiatura: Renato De Maria, Valentina Strada, Federico Gnesini.
Lo spietato, recensione del film diretto da Renato De Maria.
Valutazione finale: 6/10