Una vita spericolata, recensione del film diretto da Marco Ponti

Una vita spericolata, recensione del film diretto da Marco Ponti.

In Val di Susa, terra in piena crisi dove le aziende chiudono e tutti desiderano andar via, vivono Rossi, proprietario di un’officina a un passo dalla chiusura, e il suo amico d’infanzia BB, ex pilota di rally caduto in disgrazia. Rossi si reca in banca a caccia di un prestito, ma un alterco con un impiegato, e una pistola scarica che gli cade dalla tasca, lo fanno entrare inaspettatamente in contatto con venti milioni di euro e al tempo stesso ne decretano l’ingresso nel mondo del crimine.
Per salvarsi Rossi prende in ostaggio, senza troppa convinzione, Soledad. Un’altra cliente che assieme a lui e a BB scapperà lungo la penisola braccata dalla polizia e da una banda di spietati criminali…

Una vita spericolata, recensione del film diretto da Marco Ponti.

Un film che è un crogiolo di idee si guarda piacevolmente ma in maniera fine a sé stessa…

A distanza di oltre tre lustri Marco Ponti torna alle medesime ambientazioni surreali del suo Santa Maradona, ovvero la perdita di verginità dei venti – trentenni di allora. A cavallo della fine dell’università e poco prima delle scelte riguardo cosa fare della propria vita. Scelte che si scontrano oggi con il mondo della crisi della Val di Susa, una terra stretta fra i lavori ferroviari e una generazione che per sé vorrebbe un po’ di più di quello che al momento può trovare a propria disposizione.
Nel mezzo ci sono Eugenio Franceschini nel ruolo di un ex ragazzo prodigio dei rally. Il suo amico d’infanzia Rossi, Lorenzo Richelmy, navigatore quando assieme solcavano le piste di tutto il mondo e successivamente riciclatosi meccanico, ma a un passo da un nuovo fallimento.

Gigio Alberti nel ruolo del padre di BB, operaio sessantenne e da poco disoccupato e Soledad, Matilda De Angelis, attrice di soap caduta nel dimenticatoio. Attorno si muovono personaggi ai limiti dell’assurdo e camei altrettanto surreali. Ma anche una trama adrenalinica e comica, dove i buoni sono coloro che scappano e i cattivi chi li insegue. Dove il cinema d’oltremare è fonte inesauribile di citazioni, strizzando ben più di un semplice occhio ai Road Movie made in USA e ai dialoghi dei personaggi di Quentin Tarantino, sconfitti in partenza ma carichi di storie da narrarci.

Proprio in questi termini però pecca la pellicola di Ponti. Troppe idee sulla brace producono difatti un film che si guarda piacevolmente ma in maniera fine a sé stessa. Dove i giusti propositi iniziali: raccontare con vena comica la crisi che sta colpendo le nuove generazioni, e anche coloro che giovani non lo sono più, viene velocemente cancellata da inseguimenti mozzafiato degni del migliore Steve McQueen, ma senza una presa di coscienza finale che porti i personaggi a una catarsi. Eccellente e adrenalinica anche la colonna sonora firmata da Gigi Meroni, musicista e nipote omonimo dell’ex giocatore granata. Un film quindi da vedere, ma assolutamente senza illudersi di vedersi di fronte a un altro Santa Maradona.

Una vita spericolata (Id.) Italia 2018 Regia di: Marco Ponti. Genere: Commedia Durata: 108′ Cast: Lorenzo Richelmy, Eugenio Franceschini, Matilda De Angelis, Gigio Alberti, Marco Frezza, Antonio Gerardi, Massimiliano Gallo, Michela Cescon. Fotografia: Roberto Forza. Musiche: Gigi Meroni, Tom Morello. Sceneggiatura: Marco Ponti.

Una vita spericolata, recensione del film diretto da Marco Ponti.

Valutazione finale: 6,5/10