Ryan Coogler passato a dirigere il pluripremiato Blockbuster di casa Disney Black Panther, cede il testimone al poco più che trentenne Steven Caple Jr. che, sulla scia dei precedenti successi al Box Office, e ripercorrendo la scena che trent’anni prima vide Dolph Lundgren incrociare i guantoni con Rocky Balboa, porta al successo una pellicola che non si discosta dalla saga dello Stallone Italiano, aggiungendo una nuova perla a una collana che sembra sempre uguale a sé stessa e per questo vincente.
Esattamente a tre anni di distanza dal precedente film il muscoloso Michael B. Jordan ritorna nei panni del figlio illegittimo di Apollo Creed, questa volta non più guidato dal desiderio di riappropriarsi della figura paterna diventando un pugile professionista. A muovere la vita di un pugile ormai affermato campione dei pesi massimi è invece uno scheletro molto ingombrante che esce dall’armadio del passato ovvero Viktor Drago, pugile Ucraino figlio di Ivan, che nel 1986 aveva ucciso Apollo Creed al termine di un incontro sanguinoso. Il giovane Drago, convinto da un manager che lo ha visto combattere su un ring russo e ingolosito dall’idea di un revival in pantaloncini e guantoni, desidera quindi sfidare il fresco campione del mondo per avere la sua occasione di successo.
Nulla di nuovo quindi sotto i riflettori di una saga che riparte delle sue ceneri alla stregua di un’Araba Fenice capace di rigenerarsi su temi cari a Stallone: amicizia, lealtà, la famiglia e al solito il duro lavoro capace di ripagarti, il tutto al netto di un primo spin-off che aveva saputo imbarcare linfa nuova grazie all’idea di un giovane pugile da lanciare e con una storia differente da raccontare, salvo poi ritornare immediatamente sui propri passi ripercorrendo il solito schema vincente.
Stallone firma nuovamente la sceneggiatura, giurando che questa, nonostante la difficoltà nel mettere la parola fine ad un personaggio che lo ha fatto conoscere in tutto il mondo, sarebbe stata la sua ultima uscita nelle vesti del pugile italo – americano di Philly ormai ombra della super star che fu. Come vedremo la promessa di Sly è stata mantenuta con il terzo capitolo sul grande schermo proprio in questi giorni e senza ‘Lo zio’ Rocky a fare da coach al giovane Creed.