a cura di Ciro Andreotti
Lido di Ostia, in una calda giornata estiva la signora Ines Vismara riceve la visita di Daniele, amico d’infanzia di suo figlio Claudio. Daniele è passato per consegnare a Ines un orologio del valore di mille euro che l’amico ha acquistato da lui, e per ritirare la somma pattuita. Seppur restia Ines paga Daniele e questo evento innescherà l’inaspettato incontro fra i membri della famiglia Vismara e quelli della famiglia Pavone.
Vinicio Marchioni in un cameo enigmatico ma indispensabile per la trama del film
Il primogenito di Sergio Castellitto e Margaret Mazzantini confeziona una prova d’esordio spiazzante e intrisa al tempo stesso di toni drammatici e ilari. Narrando la vita di due famiglie distanti in termini di estrazione sociale ma non troppo dissimili fra loro. Da un lato la famiglia Vismara: una madre con due figli proprietari di un’armeria e ben più di semplici simpatizzanti del regime fascista, che mitizzano attraverso suppellettili e croci celtiche impresse su ogni oggetto di loro proprietà e attraverso l’educazione all’uso delle armi di Cesare, dodicenne figlio di Claudio, il marchigiano comico e attore brillante, Giorgio Montanini. I due fratelli Vismara hanno inoltre in Flavio uno zio che ancor più di loro crede nell’uso delle armi, interpretato magistralmente dal solito debordante Antonio Gerardi, capace di caratterizzare con toni ancor di più fra il grottesco e il serio un criminale spietato che impiega l’armeria di famiglia come arsenale dal quale attingere fucili e munizioni per i propri traffici. Dall’altro lato la famiglia radical chic dei Pavone, composta da Pierpaolo, medico chirurgo, sua moglie Ludovica, regista dai modi e toni decisamente snob, e il figlio venticinquenne Federico, dottorando alla facoltà di Lettere e Filosofia. Rispettivamente interpretati dagli attori pregni di enfasi teatrale Massimo Popolizio, Manuela Mandracchia e dallo stesso Castellitto che per sé ha scelto il ruolo di giovane disilluso capace di far virare la vicenda verso toni ancor più grotteschi.
I due nuclei apparentemente inconciliabili non sono solo accomunati dalla città d’origine ma anche, per quanto differenti per estrazione sociale e convinzioni, sono accomunati dall’essere depositari, in ognuno dei propri membri, di verità nascoste capaci di trasformarli da prede, è il caso di Ines – Marzia Ubaldi, recentemente scomparsa – a predatori. Ognuno alla propria maniera, necessaria per imporre ragioni, torti, soprusi e celare verità famigliari scomode.
I difetti palpabili di un film dall’innesco particolare e dai toni surreali, premiato sia alla 77° mostra del cinema di Venezia, nella sezione Orizzonti, sia con il Nastro d’argento e anche con il David di Donatello per l’esordio alla regia, sono il voler presentare troppi personaggi e troppi snodi narrativi tutti ai limiti dell’assurdo. Necessari per esasperare il tono da dark comedy e per non correre il rischio di essersi dimenticati qualche intreccio irrisolto. Nonostante queste evitabili sbavature la trama regge e la circolarità narrativa, vero tocco d’ingegno, è garantita dalla presenza enigmatica di Vinicio Marchioni. Le risate amare arrivano a segno, le riflessioni che vengono suscitate dalla visione sono intense anche grazie alle capacità di tutto il cast. A questo punto aspettiamo con curiosità la seconda prova di Castellitto che a breve apparirà sul grande schermo nel ruolo di Enea (id.; 2023) protagonista di un’altra storia Romana altrettanto attuale e decadente.
I predatori (id.) Italia. 2020 Regia di: Pietro Castellitto. Genere: Drammatico, commedia Durata: 110′. Cast: Pietro Castellitto, Massimo Popolizio, Manuela Mandracchia, Giorgio Montanini, Dario Cassini, Anita Caprioli, Marzia Ubaldi, Rosalina Neri, Renato Marchetti, Nando Paone, Antonio Gerardi, Vinicio Marchioni, Orsetta De Rossi. Fotografia: Carlo Rinaldi. Musiche: Niccolò Contessa Soggetto: Pietro Castellitto Sceneggiatura: Pietro Castellitto. Produzione: Fandango, RAI Cinema. Distribuzione: 01 Distribution