a cura di Ciro Andreotti
Donny è un trentenne di origine scozzese che si è trasferito a Londra per inseguire il proprio sogno di diventare uno stand – up comedian. Un giorno, presso il pub dove lavora, si presenta Martha, una 42enne che inizia a fargli visita quotidianamente illudendosi di poterlo frequentare. Quando Donny le comunica di aver confuso l’amicizia con attrazione, Martha arriva a perseguitarlo con centinaia di messaggi e-mail e seguendolo ovunque vada.
Migliaia di mail, altrettanti messaggi whatsapp e sms. Fino ad arrivare a molte ore di appostamento sotto la sua abitazione e a minacce alle donne in compagnia delle quali viene trovato. Questo è parte di quel che è realmente accaduto a Richard Gadd, attore scozzese che ha scritto il soggetto di Baby Reindeer, il ‘piccola renna’ con il quale Martha, la sua persecutrice, lo effigia fin dal loro primo incontro. Gadd ha infatti ripreso la propria esperienza di molestato, trasformandola prima di tutto in uno spettacolo teatrale di successo della durata di un’ora, presentato per la prima volta al Fringe 2019, festival delle arti di Edimburgo, in cui la narrazione assume immediatamente le sembianze di un thriller agghiacciante, e nel quale aveva già messo a nudo il pericolo nel quale chiunque può cadere, con il rischio molto concreto di non essere immediatamente creduto. Per poi successivamente arrivare a offrire soggetto, sceneggiatura e il proprio corpo alle registe Weronika Tofilska e Josephine Bornebusch, le quali hanno dato vita alle medesime confessioni scomposte in molte ore di girato. Confessioni molto personali di un trentenne che senza volerlo è terminato in un girone infernale degno di Attrazione Fatale (Fatal Attraction; 1987) o di Cape Fear – Il promontorio della paura (Cape Fear, 1991), con la sostanziale differenza che al posto di Glenn Close, Micheal Douglas e Robert De Niro, nel ruolo di Max Caddy, e di storie ispirate da fatti potenzialmente reali, ci sono invece una donna sovrappeso, che nel serial ha le sembianze dell’attrice di teatro Jessica Gunning, perfetta nel trasformarsi in una persecutrice seriale e già nota alle forze dell’ordine, in grado di passare dallo scherzo alla minaccia in un semplice battito di ciglia. E un barista con velleità comiche ignaro di quello che stava per accadergli.
Sette gli episodi per entrare negli anfratti dell’esistenza di un attore che ha desiderato raccontarsi a 360°, con persecuzioni che lo hanno portato ad analizzare anche il proprio passato. Un passato che lo ha spinto a non denunciare immediatamente la ‘vera Martha’ (la cui reale identità è stata giustamente preservata) perché reputata perversamente necessaria per la propria stabilità. Una stabilità descritta con voce fuori campo in una lunga e introspettiva confessione.
Da vedere per capire quanto il pericolo sia spesso parte e causato da noi stessi e come possa annidarsi nelle pieghe apparentemente più innocue della nostra vita.