a cura di Ciro Andreotti
Michael Faraday, vedovo di un’agente FBI caduta in servizio nel corso di un conflitto a fuoco, e professore di storia al college, vive alla periferia di Washington assieme al figlio di dieci anni. Un giorno si trova a salvare la vita al figlio dei suoi due nuovi vicini, due persone molto gentili e per lui molto sospette.
In un’era nella quale le tesi del complotto e delle cellule dormienti la fanno da padrone, siamo pur sempre in un periodo bellico, e a tale proposito consigliamo la visione di The Americans (id.; 2013 – 2018) serie televisiva firmata dall’ex agente della CIA; Joe Weisberg, è piacevole riscoprire una pellicola di fine anni ’90 frutto di una trama lenta a dipanarsi ma che nel corso di quasi due ore riesce a narrare la psicosi di un uomo obnubilato dal ricordo della moglie scomparsa per un errore fatale. In questo senso sono decisamente efficaci sia l’interpretazione offerta da Jeff Bridges, in un ruolo per lui inaspettato, perché meno spostato verso il lato brillante e maggiormente spinto sul versante investigativo e drammatico, nel ruolo di un professore di storia contemporanea, sospettoso e dedito alle tesi complottiste e inevitabilmente segnato nello spirito da quello che avvenne alla moglie. E i membri della famiglia Lang, la coppia di nuovi vicini con figlio a seguito, che diventano per Michael e suo figlio Grant, compagni inseparabili di cene e meeting amichevoli. A impersonare i coniugi Lang sono Tim Robbins, con tanto di sguardo carico d’inquietudine, e Joan Cusack, anche per lei si parla quindi di un ruolo drammatico e non simil brillante come da sempre e solitamente ci ha abitutato.
Lo sceneggiatore EhrenKruger, confeziona la sua prima prova per il grande schermo, ne seguiranno altre e altrettanto eccellenti, fra i quali Top Gun: Maverick (id.; 2022), ottenendo un intreccio che incolla lo spettatore alle immagini e attanagliandolo nel dubbio esattamente come accade al protagonista, perennemente sospettoso riguardo la gentilezza di due perfetti estranei.
Dirige lo statunitense Mark Pellington, più avvezzo alle clip musicali e meno al grande schermo, comunque abile nel maneggiare il tema fanta – terroristico aggiungendovi colpi di scena a ripetizione, per un film liberamente ispirato all’attentato dinamitardo di Oklahoma City, nel corso del quale persero la vita circa duecento vittime, e che offre uno sguardo diverso sul modo di fare cinema thriller e d’azione.
Valutazione Finale: 7,5 / 10
Arlington Road. L’inganno (Arlington Road) USA, 1999 Regia di: Mark Pellington Genere: Drammatico Durata: 120′ Cast: Jeff Bridges, Tim Robbins, Joan Cusack, Hope Davis, Robert Grossett, Mason Gamble, Darryl Cox Fotografia: Bobby Bukowski Musiche: Angelo Badalamenti Montaggio: Conrad Buff IV Scenografia: Barbara Haberecht Soggetto: Ehren Kruger Sceneggiatura: Ehren Kruger Produzione: Arlington Road Productions, Laskeshore Enetrtainment Distribuzione: Medusa
Arlington Road. L’inganno, di Mark Pellington