A Napoli, nel corso di una sola notte, si compiranno i destini di tre fratelli membri della famiglia Cubani: Maurizio, Jerry e Lello, i quali dopo aver deciso di vendicarsi di un torto subito si troveranno a essere inseguiti dalla mala locale che li braccherà fino ad arrivare a un tragicomico epilogo.
Molto Tutto in una notte (Into the Night; 1985) di John Landis, con una spruzzata del coevo Fuori orario (After Night; 1985) di Martin Scorsese, uniti ai vicoli di Napoli dai quali è molto meglio, a certi orari, stare a debita distanza, causa alcune frequentazioni non troppo di passaggio. Questa la veloce sintesi e i chiari riferimenti per il film d’esordio del regista di videoclip Gialuigi Sorrentino, nessuna parentela con il più noto Paolo, oltre a un altrettanto chiaro tributo a Stefano Sollima, che con le sue serie e uscite cinematografiche, spopola sia in TV sia sul grande schermo. In particolare, e per quanto riguarda Napoli, con la serie tratta dal romanzo di Roberto Saviano: Gomorra (id.; 2014 – 2021).
A tutto questo Sorrentino aggiunge la capacità di mixare ingredienti presi dal cinema d’azione e thriller d’oltreoceano, fatto di inseguimenti e piani sequenza. Con una trama non certo lineare e fidandosi di attori che a prima vista paiono presi dalla strada, anzi per la precisione stiamo parlando di rapper di caratura nazionale a iniziare dai due boss malavitosi, o forse sarebbe meglio dire ‘malavistosi’: ‘Saggese’ e il ‘Cinese’ rispettivamente impersonati da Clementino e Ntò per i quali il regista aveva dato vita a parte dei suoi video musicali.
Il successo della pellicola è anche e giustamente sancita dall’inaspettata capacità di tutto il cast di calarsi alla perfezione nella realtà nella quale è cresciuto, riproponendo la realtà dei vicoli e delle situazioni che si vengono a creare.