a cura di Ciro Andreotti
Ovvero: come ti distruggo il sogno a stelle e strisce facendoti riflettere
Nel Southside di Chicago vivono i Gallagher. Sei fratelli con una morale forgiata sulla povertà, la sopravvivenza e la totale mancanza d’insegnamenti da parte di genitori assenti. Frank; disoccupato cronico, dedito all’alcolismo. E Monica; tossicodipendente che li ha abbandonati molti anni prima.

undici stagioni per la serie più scorretta ma realistica, del panorama americano
Un uomo si aggira per le strade di Chicago pensando che la dialisi, ormai necessaria per combattere reni malandati e l’uso di alcoolici a livelli di guardia, costi troppo rispetto a tasche prive di contenuto. Unica soluzione percorribile prendere a pugni un poliziotto:
“Perché in galera le cure sono gratuite”
Sei fratelli e si stanno preparando per recarsi a scuola o al lavoro. Al centro del tavolo della cucina un barattolo dove poggiare “la refurtiva”. Perché non importa se hai 10 anni o 17:
“Tutti stiamo in casa. E chi sta in casa deve pagare”
Due scene. Due fotografie differenti del mondo a stelle e strisce. Due momenti accomunati da un solo minimo comune denominatore: I Gallagher. Nome che rievoca il Brit Pop anni ’90, mai del tutto dimenticato e ricordato anche dal piccolo Liam (Christian Isaiah) perfettamente omonimo del songwriter di Manchester.
Ma anche un modo per immergersi in un angolo di una metropoli americana esplorato anche nel corso di The Chi (id.; 2018 – in prod.) firmato nel 2018 dalla showrunner Leana White, sempre ambientato nella medesima zona malfamata della Windy City alla quale i membri di entrambe le serie sono atavicamente legati.
Pensata e scritta dall’autore britannico Paul Abbott, rimodellando i propri ricordi d’infanzia come membro di una famiglia altrettanto disfunzionale, dalla quale è riuscito ad allontanarsi grazie all’intervento dei servizi sociali. La versione britannica di Shameless, che contava fra i suoi protagonisti anche James McAvoy, era ambientata nel quartiere immaginario di Chatsworth, in quella Manchester simbolo della working class d’oltre manica. Mentre nella sua versione d’oltreoceano, viene migrata a Chicago, altra città simbolo della classe operaia e metropoli costituita da ambienti spesso pericolosi. Culla del degrado, della ghettizzazione e della gentrificazione urbana. Dove vivere e crescere può essere un’impresa difficoltosa. Diventando, esattamente come nella sua omologa versione inglese, un modo veloce per indagare i poveri del mondo occidentale. Potendo, grazie al linguaggio surreale della quale s’imbeve, permettersi di parlare di sanità, omosessualità, prostituzione, alcolismo, riciclaggio di armi e denaro. Della condizione delle carceri e di servizi scolastici e universitari troppo spesso discriminanti nei confronti delle minoranze e ovviamente delle classi meno abbienti.
Al centro di una narrazione, che per il mercato americano è stata tradotta dallo showrunner e autore John Wells, il concetto di famiglia e solidarietà rimane sempre apicale. Permettendoci di entrare in contatto con le vicende personali di ogni componente de i Gallagher che rappresenta, inizialmente, una fase differente dell’adolescenza e che nel corso di undici stagioni vedremo crescere, maturare, modificandosi anche nelle sembianze. Fino a trovare, possibilmente, la propria dimensione adulta.
Partendo dal già citato Liam, che a inizio serie aveva solo quattro anni. Fino ad arrivare alla diciannovenne Fiona (Emmy Rossum), sorella maggiore che s’improvvisa da sempre e con successo, nel ruolo di collante materno e tutrice degli altri fratelli. Con l’aggiunta finale di Frank, un meraviglioso William H. Macy, capo famiglia assente, alcolista e barbone di professione. La serie rappresenta un inno non consolatorio, perché la vita non è certo consolatoria, alle differenze fra i membri degli strati più poveri rispetto a coloro che, denaro a parte, non gli si differenziano per abiezione.
Menzioni particolari sia per una struttura narrativa che riesce a mantenere elevato il livello di sceneggiatura per tutto il corso delle undici stagioni. Ma anche per tutto il cast, nessuno escluso, a partire dal già citato William H. Macy, per tre volte vincitore dello Screen Actors Guild Award come miglior attore nel 2015, 2017 e 2018. A Emmy Rossum, nel ruolo di Fiona. Fino a Jeremy Allen White, in quello di Lip, e in seguito protagonista di The Bear (id.; 2022 – in prod.) altra serie di successo ancora una volta ambientata negli angoli più degradati della città del vento. Tutti quanti capaci d’impersonare adeguatamente e nonostante la giovane età, almeno a inizio serie, cosa significhi crescere e solo poi di cosa voglia dire saper stare al mondo cercando una propria collocazione.

Imperdibile se amate le saghe famigliari imbevute di realismo e non di retorica. E se saprete superare le diffidenze iniziali, fidatevi di noi quando vi diciamo che i Gallagher saranno a tutti gli effetti amici dai quali non riuscirete a staccarvi tanto facilmente.