La felicità del lupo, recensione del libro di Paolo Cognetti.
E’ un bel raccontare quello di Paolo Cognetti, giovane scrittore milanese, da tempo abitante part-time di una malga a 1800 mt in Val d’Aosta. I suoi romanzi riprendono la tradizione narrativa dei grandi narratori della vita all’aperto. Thoreau e Withman su tutti ma anche un pizzico di Rigoni Stern.
A contatto con gli umori variopinti della Natura Cognetti porta se’ stesso, la profondità dell’ io (solitario ma non isolato) a racconti ravvicinati con gli spazi di montagna, i suoi abitanti, animali e persone e ne estrae testimonianze cristalline, genuine non contaminate dal modus vivendi che imperversa in citta’. Ma attenzione a scambiare Cognetti con un eremita moderno, estraneo ai flussi del contemporaneo.
Cognetti ci racconta di solitudine e di un mondo difficile come quello montano.
La vita che si è scelto risponde a un orientamento che privilegia l’essere nel fare. Una rivisitazione della vita activa Hanna Arendt, una rielaborazione del momento relazionale e operativo rispetto agli obbiettivi della società tecnocratica. Infatti nel caso di Cognetti, che aderisce completamente ai suoi personaggi, i dogmi neo-liberisti della competizione, del culto dell’efficienza, del risultato vengono ribaltati e capovolti da una diversa prospettiva che potremmo definire umanistico-naturalistica.
Dare spazio alle persone e alle cose della Natura, con una logica non digitale, dell’immediatezza ma recuperando l’analogico che c’e’ in ognuno di noi, ascoltando e agendo, interagendo soprattutto. La felicità del lupo si muove all’interno di questa visione. Laddove il lupo è, o vorrebbe essere Cognetti – Fausto. Scrittore quarantenne che da tempo scrive poco e che si rifugia in alta montagna dove lavora in un ristorantino. Con una storia affettiva tribolata alla spalle, Fausto ha il coraggio di mollare Milano per un borgo montano della Val d’Aosta e qui si innamora di una fanciulla più giovane, Silvia, e la loro storia riempirà gran parte del libro.
Libro dalla narrazione dolce e dal respiro ampio. La felicità del lupo va controcorrente, parla di solitudine e di un mondo aspro come quello montano ma anche di slanci generosi per l’altro. Di minute osservazioni sulla vita del bosco, delle montagne che non cessano di intessere quel dialogo muto che Cognetti riesce a rappresentare con una bellezza rara e struggente.
La felicità del lupo, recensione del libro di Paolo Cognetti.