La terra dei figli, recensione del film diretto da Claudio Cupellini.
Sotto un cielo nato grigio (incipit di una celebre canzone di Claudio Lolli) di un futuro imprecisato, è la malinconica atmosfera del Polesine a far da sfondo a questo riuscito concept-movie post apocalittico. Un uomo e suo figlio sopravvivono alla meglio tra le acque paludose della laguna, dopo che una misteriosa catastrofe ha sterminato la vita su gran parte del pianeta. Il rapporto è ruvido, il figlio, mai nominato per nome, forse non ne ha uno, sa difendersi dalle insidie di un mondo in rovina.
Il mondo lagunare gli va stretto. Il padre nel frattempo muore e ben presto va alla ricerca di qualcuno che sappia leggere il diario del padre. Non sa leggere e vuole a tutti i costi sapere cosa scriveva il padre, dato che a lui, in quanto analfabeta, è preclusa la scrittura. Supera diverse prove difficili, tra fratelli strani e comunità paranoidi incontrando l’amore per una fanciulla alfabetizzata da cui è ricambiato.
Tratto dalla Grafic Novel di Gipy, La terra dei figli urla forte Il messaggio del regista Claudio Cupellini. La memoria della specie è appesa a un filo, la sua trasmissibilità rischia di venir spazzata via qui dalla mancanza di tecnologia, di formazione umana e spirituale e l’espediente geniale del diario è il tranfert che riconnette il figlio alla sua storia e al mondo da ricostruire. Anche ai giorni nostri, per opposto, la sovrabbondanza della comunicazione rapida, istantanea rischia di tralasciare la memoria della specie, degli accadimenti, degli andirvieni della storia.
Tratto dalla Grafic Novel di Gipy, La terra dei figli urla forte Il messaggio del regista Claudio Cupellini.
Il film è ben girato, impreziosito dalle riprese e dalle inquadrature essenziali, miscelate da una luce invernale, a tratti glaciale. La fotografia è asciutta quanto basta, in armonia con un ambiente che nulla concede al superfluo ma molto all’immaginario. Il commento musicale, affidato a Francesco Motta, enfatizza al meglio i momenti salienti. Luce ben calibrata e buona recitazione conferiscono qualità alla pellicola, dove il giovane Leon de la Vallè (in arte Leon Faun, rapper nella vita reale) interpreta il ragazzo in fuga. Marina Roveran si cala perfettamente in un ruolo non facile,donna ridotta in schiavitù da due fratelli sadici (Franco Ravera e Maurizio Donadoni).
Valeria Golino e Valerio Mastrandea, rispettivamente “la strega” e l’attendente di un pazzoide scatenato (Alessandro Tedeschi) rivelano per l’ennesima volta la straordinaria capacità di adattarsi a qualsiasi tipo di ruolo. Cupellini, già noto per la serie tv Gomorra ha ricevuto Per la terra dei figli il premio speciale del quotidiano Libertà al Bobbio film festival 2021. Nello stesso anno si fregia del premio Caligari al Noir in Festival di Como e Milano.
La terra dei figli (Id.) Italia 2021 Regia di: Claudio Cupellini. Genere: Drammatico, Fantascienza. Durata: 120′. Cast: Leon de La Vallée, Paolo Pierobon, Maria Roveran, Fabrizio Ferracane, Maurizio Donadoni, Franco Ravera, Valerio Mastandrea, Valeria Golino, Michelangelo Dalisi, Pippo Delbono. Fotografia: Gergely Pohárnok. Musiche: Francesco Motta. Sceneggiatura: Claudio Cupellini, Guido Iuculano, Filippo Gravino.
La terra dei figli, recensione del film diretto da Claudio Cupellini.