Dunkirk, recensione del film diretto da Christopher Nolan.
Dunkirk racconta i dieci giorni drammatici della fuga franco-inglese davanti all’avanzata dell’esercito tedesco nel 1940 sulla costa atlantica. Si può affermare che non sia un film di guerra, nonostante i soldati, gli aerei e la flotta è nemmeno strettamente una storia di coraggio e di infamia, di dolore e sopraffazione. Non c’è nemmeno un tentativo di empatia con i personaggi che restano un po’ nebulosi, sconosciuti e distanti emotivamente dal pubblico nel grande affresco storico.
La sfida estetica e d’autore di Christopher Nolan è semplicemente uno splendido e magnifico esercizio di stile. Capace di evitare ogni confronto con il genere di guerra e un possibile paragone con altri registi. Da Samuel Fuller a Terrence Mallick a Stanley Kubrick. Ancora una volta questo autore inglese quarantenne riesce a fondere vicende parallele in modo atemporale. Vicende che collidono e si sdoppiano con un sapiente gioco di prestigio registico. In realtà, nonostante tutti sappiano come sia andata a finire a Dunkerque, riesce a realizzare un film in cui la suspense la fa da centro della storia. La narrazione gravita sulla lotta per la sopravvivenza di tanti giovani soldatini finiti quasi in una trappola.
Nolan rispettando più o meno gli avvenimenti, ricompone i dieci giorni di sofferenza sulla battigia francese. Presentandoci la storia in tre fasi temporali differenti ma contigue. C’è il giovane soldato Tommy che confuso tra le centinaia di commilitoni ci metterà una settimana per riuscire ad attraversare il canale d’Inghilterra. Ci sono tre piloti inglesi sui famosi Spitfire Farrier impegnati a fronteggiare l’aviazione tedesca e a cercare di salvare dal bombardamento qualche nave inglese. Poi durante un’intera giornata c’è l’inglese Dawson che con i suoi due figli adolescenti cercherà di soccorrere sulla Manica i soldati per riportarli nel Regno Unito.
Christopher Nolan ci regala uno splendido e magnifico esercizio di stile!
Se da un alto la splendida regia coinvolge lo spettatore in un’attesa spasmodica, dall’altra ci sono varie omissioni storiche che potevano anche solo essere menzionate. Una su tutte il sacrificio di 30.000 soldati francesi perché gli alleati potessero fuggire.
Christopher Nolan con il suo decimo e forse più significativo film, riesce a realizzare un piccolo gioiello. Capace di rinnovare, se non reinventare, qualcosa di nuovo nella storia del cinema di Guerra, che soddisfa un po’ tutti. C’è da sottolineare che pur raccontando di sofferenza e morte, presenti in quasi in ogni inquadratura, non mostra mai alcun compiacimento sulla sofferenza. Riuscendo con abilità a non far sentire la presenza di mutilamenti, squartamenti e nemmeno sangue. E nonostante la violenza e l’azione interminabile di guerra non si sentono quasi mai urla, parole, frasi stereotipate, e prevale convintamente l’umanità rispettando tuttavia un’epicità silente e quasi privata all’interno di una moltitudine.
Un ottimo cast da Fionn Whitehead a Tom Glynn-Carney, dai veterani Mark Rylance a Kenneth Branagh, che tuttavia resta sullo sfondo emotivo dello spettatore. Una fotografia splendida dell’Olandese Hoyte Van Hoytema che rende il film un capolavoro impressionista sapientemente unita alla colonna sonora di Hans Zimmer, fanno di Dunkirk un bellissimo e atipico film.
Dunkirk (Id.) USA, Gran Bretagna, Francia 2017 Regia di: Christopher Nolan. Genere: Bellico, Drammatico Durata: 106′. Cast: Tom Hardy, Tom Glynn-Carney, Cillian Murphy, Mark Rylance, Kenneth Branagh, Aneurin Barnard, Harry Styles, Jack Lowden, Fionn Whitehead. Fotografia: Hoyte van Hoytema. Musiche: Hans Zimmer. Sceneggiatura: Christopher Nolan.
Dunkirk, recensione del film diretto da Christopher Nolan.