
Il mondo della settima arte è pieno, anzi strapieno, di progetti falliti sul nascere oppure arenatisi sul più bello o quasi in dirittura di arrivo. Basti pensare che per quasi due anni Francis Ford Coppola non ebbe la garanzia di riuscire a portare a termine il suo Apocalypse Now (id.; 1979) iniziato e quasi terminato in un vortice di disgrazie ambientali e malattie, defezioni, cambi di programma e di cast. Mentre Terry Gilliam nel 2002, certificava con il documentario Lost in La Mancha (id.; 2002) il più celebre caso di development hell della storia del cinema, con ben otto tentativi andati a monte da parte dell’ex Monty Python, per arrivare alla realizzazione di L’uomo che uccise Don Chisciotte (The Man Who Killed Don Quixote; 2018) infine approdato al cinema nel 2018.
Alla stessa maniera Argo può a pieno titolo rientrare nell’elenco di questi progetti che per loro stessa natura sono vittime di una gestazione molto complessa. Anzi Argo, rispetto ai progetti cinematografici più celebri, non corre i medesimi rischi d’insuccesso, perché non ha mai avuto l’ambizione di arrivare sul grande schermo, ma è stato partorito dalla mente di Tony Mendez, ben interpretato dal regista Ben Affleck, agente della CIA assegnato al salvataggio di un manipolo di diplomatici ‘a stelle e strisce’ ed esperto di esfiltrazioni, incaricato dal governo americano di salvare sei uomini nevralgici per la sicurezza dalla nazione, con qualunque mezzo a sua disposizione. Pianificando ogni dettaglio con cura maniacale, Tony decide di mascherare da troupe cinematografica i sei funzionari, fingendo che siano arrivati sul territorio Iraniano per cercare le locations per un film di fantascienza che, sul finire degli anni di piombo, potesse gareggiare con lo Star Wars (id.; 1977) di George Lucas e il Flash Gordon di Alex Raymond, con tanto di sceneggiatura e lancio di agenzia con manifesti e un cast di primo piano. Una vicenda ritornata agli altari della cronaca solo nel 1997 grazie all’autobiografia di Mendez e a un articolo a firma Joshua Bearman apparso nel 2007 sulle pagine di Wired dal quale l’esperto di cinecomics Chris Terrio, ha tratto la sceneggiatura per il film.
Una sceneggiatura che fra le mani di Ben Affleck si convertì in ben tre statuette Oscar, quale miglior pellicola, miglior montaggio e per l’appunto quale migliore sceneggiatura non originale. Diventando un inno sia alla settima arte, sia alle pellicole d’azione con una forte componente psicologica. Grazie a una vicenda relativamente recente vista, o per meglio dire intravista, attraverso le pagine dei giornali e nelle pieghe di qualche TG nazionale. Una sorta di meta narrazione sull’importanza del cinema anche nella vita di persone che con la settima arte non avrebbero nulla a che vedere, a partire dal protagonista, un agente della CIA ben distante dalle dispute fra registi, cast e produttori, sino ai sei funzionari impantanati nell’inferno di Teheran.

Oltre alla sceneggiatura carica di pathos e il lavoro egregio svolto sia davanti, sia dietro la macchina da presa da Affleck, vanno sottolineate come maiuscole anche le prove di John Goodman, nel ruolo del truccatore John Chambers e di Alan Arkin in quello del produttore Lester Siegel che con Mendez pianificarono la fuga dei sei funzionari. Alla fine Affleck, alla sua quarta prova da regista, riuscì a far centro sia in termini d’incassi, sia di critica, riuscendo a confezionare due ore di pathos e tensione che non lasciano mai spazio ad alcun momento di lentezza, grazie a una vicenda di cronaca talmente assurda da essere vera.
Argo (id.) USA, UK – 2012. Regia di: Ben Affleck Genere: thriller, drammatico Durata: 120′. Cast: Ben Affleck, Taylor Schilling, Victor Garber, Titus Welliver, Clea Duvall, Bryan Cranston, Alan Arkin, John Goodman Fotografia: Rodrigo Prieto Musiche: Tom Holkenborg (Junkie XL) Soggetto: Antonio J. Mendez, Joshuah Bearman Sceneggiatura: Chris Terrio Montaggio: William Goldenberg Produzione: Grant Heslov, GK Films, Smoke House, Warner Bros Distribuzione: Warner Bros Italia.