a cura di Ciro Andreotti
New York. Riggan Thomson, un attore divenuto famoso per aver interpretato il supereroe Birdman, ha ormai sessant’anni. È divorziato e con una figlia con la quale collabora e che è da poco uscita da un programma di disintossicazione. Per tentare di rilanciare la propria carriera Riggan sta cercando di portare sulle assi di Broadway un riadattamento di: Di cosa parliamo quando parliamo d’amore, di Raymond Carver. I suoi sogni sembrano però scontrarsi con problemi economici. Con il rapporto con la figlia. Con un nuovo attore, bravo ma terribilmente scontroso. E con un passato artistico che non desidera farsi definitivamente da parte.
Un film che inizialmente si può definire come un inno alla recitazione pura, semplice, sentita. Una recitazione fatta di gin al posto dell’acqua minerale e attori che calcano il palco invasi dal sacro fuoco del teatro. È questa una delle possibili chiavi di lettura della pellicola firmata del regista e sceneggiatore messicano Alejandro Iñárritu, in grado di confezionare un’opera psicologicamente profonda e originale, fatta di dialoghi sul senso dell’esistenza. Di cosa significhi sia il teatro sia l’impotenza di un uomo davanti agli eventi che lo hanno portato a essere quello che è oggi. E di quanto possa essere frustrante accorgersi di avere talento ma anche di non averlo saputo sfruttare a sufficienza e di come il proprio ego possa far perdere la bussola a chi ci sta vicino.
Tutti gli attori sanno fornire al copione prove di alto spessore, a iniziare da un Michael Keaton nel ruolo del sessantenne protagonista. Capace di strappare sorrisi amari e riflessioni sull’attore e l’uomo che è diventato e che ha lasciato i propri sogni giovanili imprigionati nelle piume di un super eroe a fumetti. Il suo alter ego Ed Norton, nei panni di un attore dotato sia di talento quanto di un’atavica incapacità nel relazionarsi con il prossimo, sia che si trovi sulle assi del palcoscenico, sia che si trovi immerso nella vita di tutti i giorni. Emma Stone, nel ruolo della figlia ex tossicodipendente di Riggan. E infine Naomi Watts, in quello di un’attrice che ha sacrificato tutto pur di arrivare a calcare le assi di Broadway.
Il film, premiato dal pubblico con incassi copiosi, e dalla critica con ben nove candidature agli Oscar 2015, e con quattro statuette vinte: miglior regista, miglior pellicola, sceneggiatura originale e fotografia; non esaurisce quindi la propria parabola narrativa confinandosi solamente fra le difficili assi di un palco. Cercando di esplorare l’arte della recitazione attraverso lo sguardo di chi su quelle assi ci vive. Ma cercando invece di andare oltre, offrendo uno sguardo su qualche cosa di più complesso. Cercando di trovare una spiegazione, una delle possibili, riguardo questo tempo che scorre lento avvolgendoci e che ci ostiniamo a chiamare vita.
Birdman, o l’imprevedibile virtù dell’ignoranza (Birdman) USA – 2014. Regia di: Alejandro González Iñárritu Genere: horror Durata: 135′. Cast: Michael Keaton, Zach Galifianakis, Edward Norton, Andrea Riseborough, Amy Ryan, Emma Stone, Naomi Watts, Merritt Wever, Natalie Gold, Joel Garland, Clark Middleton Fotografia: Emmanuel Lubezki Musiche: Antonio Sanchez III Soggetto:Alejandro González Iñárritu, Nicolas Giacobone, Armando Bo, Alexander Dinelaris Jr. Sceneggiatura: Alejandro González Iñárritu, Nicolas Giacobone, Armando Bo, Alexander Dinelaris Jr. Montaggio: Douglas Crise, Stephen Mirrione Produzione: M. Productions, Worldview Entertainment Distribuzione: 20th century fox