Gli uomini d’oro, di Vincenzo Alfieri

a cura di Ciro Andreotti

Luigi, impiegato postale originario di Napoli e trapiantato a Torino, appassionato di donne e della bella vita, è a un passo dalla tanto agognata pensione anticipata che gli consentirà di recarsi a vivere definitivamente in Costa Rica. Quando la riforma Dini vanificherà i suoi sogni, Luigi inizierà a progettare un colpo al furgone porta valori che guida abitualmente. Per portare a termine il suo piano Luigi domanda aiuto al suo amico Luciano, ex postino in pensione. Ad Alvise, un collega con famiglia a carico, e a Lupo, ex pugile che lavora come esattore per il sarto d’alta moda Boutique, stilista di giorno e usuraio di notte.

Da un fatto di cronaca degno di un thriller di Jeffery Deaver, ma realmente accaduto a metà dei ’90 nella italianissima Torino, Vincenzo Alfieri, idolo delle web series, attore, regista e sceneggiatore tutto fare del mondo della celluloide, ricava una perla di rara brillantezza offrendo al pubblico un manipolo di attori brillanti e solitamente comici, prestati per quest’ occasione al mondo del thriller.

Riuscendo a colpire con efficacia il bersaglio della tensione palpabile sin dalle prime battute. Riuscendo a ottenere una meritata candidatura al premio Caligari del Festival di Berlino.
Confezionando una storia suddivisa in tre capitoli, esattamente come tre sono i protagonisti della narrazione. Capitoli che s’intersecano riuscendo a replicare il medesimo effetto narrativo che a suo tempo avevano saputo fare John Houston in Giungla d’asfalto (The Asphalt Jungle; 1950) e Stanley Kubrick in Rapina a mano armata (the Killing; 1956) capostipiti degli heist movie costruiti seguendo il processo dell’analessi, che obbliga il pubblico a ricavarne un quadro d’insieme solo a visione ultimata.

Fra i protagonisti, che si muovono in una Torino plumbea seguendo un copione fatto di progettazione del colpo, che s’intercala a tensioni personali e progetti che verranno realizzati, forse e solamente a rapina ultimata; si staglia con decisione Fabio De Luigi che abbandona ancora di più degli altri protagonisti la propria maschera da buontempone, indossando i panni di un impiegato delle poste con famiglia a carico. E carico di altrettanta tensione a causa di una precaria condizione di salute.

Pellicola che non scorre veloce, a causa dei continuo riavvolgersi della trama, ma che inchioda alla poltrona lo spettatore fino alle ultime curve, per un colpo, e un epilogo, del quale non ci si dimenticherà tanto facilmente. Se vi è piaciuto vi consigliamo anche la visione di Qui non è il paradiso (id.; 2000) firmato dal regista Gianluca Tavarelli e basato sui medesimi fatti di cronaca, rigorosamente nera.

Gli uomini d’oro (id.) Italia – 2019. Regia di: Vincenzo Alfieri Genere: thriller Durata: 107′. Cast: Fabio De Luigi, Giampaolo Morelli, Gianmarco Tognazzi, Giuseppe Ragone, Edoardo Leo, Mariela Garriga, Matilde Gioli Fotografia: Davide Manca Musiche: Francesco Cerasi Soggetto: Vincenzo Alfieri, Alessandro Aronadio, Renato Sannio Sceneggiatura: Vincenzo Alfieri, Alessandro Aronadio, Renato Sannio, Giuseppe Stasi Montaggio: Vincenzo Alfieri Produzione: IIF, RAI Cinema Distribuzione:  01 Distribution.

Gli uomini d’oro, di Vincenzo Alfieri

Valutazione finale: 7 /10