Il Bar delle grandi speranze, recensione del film di George Clooney.
Nel 1973 JR è un bambino di appena nove anni quando costretto dalle ristrettezze economiche nelle quali versa sua madre Dorothy, torna a vivere a casa di suo nonno. Qui JR troverà in suo zio Charlie, fratello della madre e gestore del Dickens Bar, quella figura paterna che lo spronerà a continuare la sua passione per la letteratura, fino a frequentare Yale, diventare giornalista del New York Times e infine uno scrittore.
George Clooney riscrive la vita di J.R. Moehringer. Scrittore e giornalista del Times di New York, premio pulitzer del 2000, autore di un’autobiografia, perché sono quelle verso le quali si sta muovendo l’editoria, come da indicazioni dei protagonisti, che nel 2005 venne accolta con grande entusiasmo da pubblico e critica letteraria. Poco importa se rispetto al testo di Moehringer il film trascura parte delle descrizioni di luoghi e personaggi. Fra cui un’improbabile storia d’amore mai veramente consumatasi fra il ventenne JR e una giovane e borghese studentessa di Yale.
Una storia senza morali particolari, ma piene di desiderio di riscatto, raggiunto semplicemente inseguendo i propri sogni!
La pellicola si sofferma infatti, e molto abilmente, sulla storia del bambino, diventato prima adolescente e poi uomo, nella Long Island dei primi anni ’70 fra la macilenta dimora del nonno materno, un Christoper Lloyd misogino quanto basta per farsi odiare, e il Dickens bar, vero inno dedicato allo scrittore britannico, e di proprietà dello zio Charlie, un Ben Affleck perfettamente a suo agio nel ruolo di una figura paterna, e non paternalistica, appassionato di lettura, fumatore incallito e giocatore – allenatore di una squadra di softball delle leghe minori. Perennemente in compagnia dei soliti amici, reduci dal Vietnam e appassionati come lui di amicizia, storie da bar e ovviamente l’immancabile birra.
Il venticinquenne Tye Sheridan aggiunge la sua personale rilettura alla figura più adulta di JR, ovvero un ragazzo riflessivo, difficile a integrarsi, potenzialmente emarginabile, perché cresciuto in condizioni di disagio, senza un padre scomparso quando era molto piccolo e che mai ha voluto riavvicinarsi.
Un ragazzo che nonostante abbia poche possibilità dalla propria parte, ha saputo valicare tutti quegli ostacoli che parevano inizialmente insormontabili. Fino a coronare quel sogno che non è solo professionale ma che rappresenta la consapevolezza di aver trovato una propria collocazione nel mondo. Quindi se vi piacciono le storie famigliari senza morali particolari, ma piene di desiderio di riscatto, raggiunto semplicemente inseguendo i propri sogni, difficile che non rimaniate avvolti dagli effluvi del Dickens e dalle storie di zio Charlie.
Il Bar delle grandi speranze (The Tender Bar.) USA 2021 Regia di: George Clooney. Genere: Drammatico Durata: 115′. Cast: Ben Affleck, Tye Sheridan, Christopher Lloyd, Lily Rabe, Daniel Ranieri, Ron Livingston, Briana Middleton. Fotografia: Martin Rueh. Musiche: Linda Cohen, Michael Alexander. Sceneggiatura: William Monahan.
Il Bar delle grandi speranze, recensione del film di George Clooney.