Intervista a Oscar Giammarinaro, leader del gruppo Statuto.
Li abbiamo apprezzati mentre cantavano di turni di lavoro massacranti, di pugni chiusi e vittorie al festival di San Remo. Di una città priva di spiagge e di ragazze che con loro non erano state sincere, e che per inevitabile rima baciata, la rima, ma non loro, si chiamavano “Piera”.
Li abbiamo apprezzati, perché non per forza siamo appassionati quanto loro di SKA ma di certo alla ‘Terra d’Albione’ abbiamo dedicato parte del nostro tempo. Magari osservando i contrasti di Matt Le Tissier. Assaporando ogni riff di Keith Richards, chiedendo venia a Stefano Accorsi, e le altrettanto iconiche corse in vespa di Sting e dei protagonisti di Quadrophenia, inno alla cultura MODS dei ‘70ies.
Una decade dalla quale i Torinesi Statuto, ecco svelato l’arcano, non sembrano mai usciti. Un gruppo prima di tutto di amici che della coerenza fa da sempre un vanto e che li ha portati lungo lo stivale a rappresentare la risposta italiana ai Londinesi Madness.
Abbiamo cercato di intercettarne il pensiero, sempre che sia possibile, attraverso un botta e risposta con il loro leader storico Oscar, anzi oSKAr, Giammarinaro che gentilmente ci ha aperto una scatola di ricordi molto personali…
Intervista a Oscar Giammarinaro, leader del gruppo musicale Statuto.
1) Partiamo dagli inizi. La vita artistica degli Statuto parla di una carriera quasi quarantennale e di uno zoccolo granitico di appassionati in tutta la penisola. La prima cosa che mi viene da domandarti è che nel 1982 hai scoperto la cultura MODS, eleggendo piazza Statuto, culla della cultura modernista di casa nostra, come nome del gruppo. Cosa ricordi di quei primi approcci a una cultura così particolare?
Rimasi folgorato dai videoclip dei Madness a fine 1980. Scoprii quindi lo ska revival della 2Tone e artisti appunto come i Madness ma anche Selecter, Specials, Bad Manners e iniziai a vestirmi come loro. Mi notò un compagno di scuola della mia ragazza del periodo. Un mod che m’invitò ad andare a trovarli in piazza Statuto e ci andai per la prima volta il 13 febbraio 1982. Da lì in poi iniziai a scoprire pian piano la cultura mod sotto tutti gli aspetti e capii che il Modernismo era la mia dimensione di vita ideale.
2) La tua biografia parla di un docente prestato al mondo della musica sia insegnata che suonata. È forse il desiderio di dimostrare che quello che insegni sai anche portarlo sul palco?
A scuola, in quasi 40 anni di insegnamento, ho parlato raramente di modernismo, se non per far vedere il film “Quadrophenia” che è un perfetto esempio di film generato da una colonna sonora già preesistente e non scritta appositamente per la pellicola.
3) Quali le influenze musicali che maggiormente vi hanno segnato? Quali i gruppi dai quali avete tratto ispirazione? Dire i Madness sarebbe scontato ma forse non troppo ovvio.
Sicuramente la musica afroamericana, a partire dal primo R&B e Modern Jazz, passando per l’early soul e il Northern Soul o gruppi come Who,Small Faces, Action nei ’60 e soprattutto i gruppi mod del primo revival come Jam, Secret Affair, Lambrettas, Chords e i gruppi dello ska 2Tone citati sopra.
Gli Statuto hanno rappresentato la risposta italiana ai Londinesi Madness.
4) Gli Statuto sono cambiati e molto nel corso degli anni. A partire da una formazione perennemente mutevole. Possibile che derivi dall’intransigenza, anche capibile, dato che vi identifica, di perseguire la cultura MOD in ogni aspetto della vita e non solamente sul palco?
Sul palco noi portiamo ciò che viviamo quotidianamente, raccontiamo storie vere che viviamo in prima persona e la nostra immagine non è “da scena” ma la stessa che adottiamo in ogni situazione. E poi la nostra formazione, dal 1991 a oggi è la stessa per i tre quarti, direi che sia piuttosto stabile.
5) In passato il gruppo ha anche avuto la possibilità di spiccare il salto verso il successo. Difficile non rammentare i primi anni ‘90, coronati dalla partecipazione deflagrante al festival di San Remo e anche al Festivalbar con tre pezzi che definire più leggeri, rispetto alla vostra produzione abituale, è dir poco, mi riferisco a Piera, Qui non c’è il Mare e ovviamente Abbiamo vinto il festival di San Remo. Cosa ricordate di quel periodo? E perché alla fine non siete riusciti raggiungere un successo che personalmente meritereste.
Diciamo che il termine “successo” sia molto opinabile. Noi siamo nati ed esistiamo per far conoscere la cultura mod a più gente possibile e in qualsiasi situazione, dalla più mainstream alla più alternativa e direi che ci siamo brillantemente riusciti. Abbiamo raggiunto il nostro obiettivo e cerchiamo di affermarlo e migliorarlo giorno per giorno.
6) Dato che mi auguro di dar vita a un’intervista sufficientemente fuori dagli schemi, saltiamo dalla cantina al solaio e parliamo della tua esperienza in solitaria e lontano, ma non troppo, dagli Statuto. Com’è nato “Sentimenti Travolgenti”? Ammetto di averlo acquistato grazie al volano del gruppo e posso ben dire di averci visto giusto.
Si tratta un progetto artistico nel quale propongo sonorità e argomenti che non si addicono agli Statuto, senza velleità ideologiche e con suoni pop/soul/cooljazz.
7) Per il futuro dopo “Sentimenti Travolgenti” sono in cantiere nuovi progetti sia da solista che con gli Statuto?
Stiamo preparando il disco dei nostri 40 anni da far uscire nel 2023.