La Mantide omicida, recensione del film diretto da Nathan H. Juran.
La mantide omicida (The Deadly Mantis) è un Fanta-Horror del 1957 diretto da Nathan H. Juran ed interpretato da Craig Stevens, William Hopper e Alix Talton.
Intrappolata da tempi remoti nei ghiacciai artici una mantide religiosa di proporzioni smisurate si risveglia a causa del disgelo. Dopo aver fatto le prime vittime, la mostruosa creatura si allontana volando, dirigendosi verso un clima più caldo. In uno dei suoi attacchi le si stacca il lembo di un artiglio e viene interpellato il paleontologo Ned Jackson per chiarire a quale essere possa appartenere. Si scopre che è di una mantide religiosa gigante. A nulla valgono le armi convenzionali dell’esercito, la creatura lascia dietro di sé morte e distruzione. Prodotto dalla Universal con l’obiettivo di realizzare un nuovo filone horror, il film non riscuote il successo sperato e il progetto va in fumo.
D’altra parte i primi minuti sono didascalici, documentaristici a vederli oggi (ma forse anche in passato l’impressione sarà stata la stessa). Una voce fuori campo elogia l’utilità dei radar e la loro potenza, per poi iniziare il racconto nelle sue vari fasi. Se si è visto Assalto alla Terra (1954) e Tarantola (1955) si troveranno aspetti in comune, la cui resa non li eguaglia. I primi attacchi della mantide lasciano costruzioni semidistrutte – senza che i perlustratori trovino alcuna traccia delle vittime o del responsabile – come accade con le formiche giganti in Assalto alla Terra.
Molto simile a Tarantola la sequenza in cui la mantide si trova quasi sopra il quartier generale e si avvicina – in primo piano – alla finestra dove sono riuniti i protagonisti, tra i quali la figura femminile. In più si replicano nella stessa maniera i tentativi vani di abbatterla come per la tarantola. La mantide omicida non ha avuto solo la sfortuna di uscire dopo film di successo come quelli sopracitati – senza contare Il mostro della laguna nera (1954) – ma non c’è neanche la suspense, la trepidazione o la percezione del pericolo che ci si aspetterebbe, perde efficacia progressivamente.
Nei 79 minuti si evince che bisogna abbattere l’insetto carnivoro con tutti i mezzi a disposizione, non sono presenti tematiche né scientifiche, né sociali. Ciò a cui si fa riferimento è il sistema di rilevamento di minacce col radar e si citano i Ground Observer Corps, un corpo di protezione civile addestrato a segnalare oggetti volanti non identificati, operoso fino al 1959. Tutto ciò può andar bene, se in più si fosse escogitato qualcosa di nuovo o creato un’atmosfera carica di tensione, il film ne avrebbe guadagnato e gli si potrebbe dare molto più di una semplice sufficienza.
Nathan Hertz Juran è conosciuto principalmente per aver diretto film fantascientifici. Forse non tutti sanno che ha iniziato la sua carriera come direttore artistico e ha vinto un Oscar per la Miglior Scenografia con Com’era verde la mia valle (1941) di John Ford. È un film che si segue fino alla fine, scorre liscio come l’olio, senza scossoni, e potrà piacere agli appassionati dei classici degli anni ’50.
La Mantide omicida (The Deadly Mantis.) USA 1957 Regia di: Nathan H. Juran. Genere: Fantascienza, Avventura, Horror. Durata: 79′. Cast: William Hopper, Craig Stevens, Alix Talton, Pat Conway, Tom Greenway, Jack Mather, Jess Kirkpatrick, John Close, Ned LeFevre. Fotografia: Ellis W. Carter. Musiche: Irving Gertz, William Lava. Sceneggiatura: Martin Berkeley.
La Mantide omicida, recensione del film diretto da Nathan H. Juran.
Valutazione finale: 6/10