Cecilia, sposata da alcuni anni con un ricco scienziato, decide di scappare di casa dopo che suo marito Adrian l’ha resa vittima di un rapporto basato sulla sua mortificazione. Ospitata da un amico, da sua figlia e aiutata da sua sorella Emily, la donna apprende che il marito, scosso dalla sua scomparsa, si è suicidato lasciandola erede di un’ingente fortuna riscuotibile a patto che non venga giudicata incapace d’intendere e di volere. Da quel momento Cecilia inizia però ad avvertire delle strane presenze.
Il romanzo di H.G. Wells viene declinato in chiave moderna, come un horror psicologico che strizza entrambi gli occhi al tema sensibile del #metoo.
Facendo impersonare a Elizabeth Moss, reduce dal successo di Handmaid’s Tale, nuovamente i panni di una donna destinataria di soprusi ma non più generati da una società maschilista, come quella narrata nelle pagine del romanzo di Margaret Atwood, ma come vittima di un marito che ha saputo farsi odiare anche dal fratello, avvocato dedito alla lettura del suo testamento, anch’egli bersaglio di attacchi psicologici esattamente come la fragile Cecilia.
Anche in quest’ultima pellicola di Leigh Whannell c’è ancora molto horror, esattamente come le sue prove precedenti – non dimentichiamoci che il regista canadese è, assieme al regista James Wan, fra i creatori della saga di SAW – ma questa volta declinata come un incubo in bilico fra le paure dei propri errori passati e il terreno bruciato che si può creare attorno a una persona della quale non si riescono a giudicare i comportamenti.
Elizabeth Moss riesce nel frattempo a dominare la scena creando un nuovo personaggio solitario, carico di altrettanto pathos che si dipana dalla sua figura minuta, e che si muove all’interno di una società che sembra ostracizzarla perché capace di dire basta a un rapporto malsano ma dal quale ha potuto ricavare un chiaro beneficio economico.
Successo possibile al botteghino, frenato solamente dalla pandemia nelle quale è avvolto il nostro pianeta. Pellicola vincente sotto ogni punto di vista, da quello horror fino ad arrivare alle evidenti implicazioni psicologiche, e per la quale non s’esclude un possibile sequel.
Il film prodotto e distribuito da Universal Pictures viene presentato nel formato di 2,39:1 con codifica a 1080 p. La confezione è una semplice Amaray, bella graficamente, ma priva di Artwork interno. Il film è stato girato in digitale con due diversi modelli di camere. Arri Alexa Mini LF e Arri Alexa LF.
Il tutto finalizzato in un Master intermediate 4K. Per queste ragioni ci sono tutti i presupposti per aspettarci grandi cose dal Blu Ray. Questi presupposti vengono tutti mantenuti regalandoci un disco di grande qualità.
Ci troviamo di fronte a un quadro video ricco di informazioni, con un quantità e qualità di dettagli sopra la media. Solo in alcune inquadrature in penobra notiamo delle lievi incertezze, che probabilmente sono dovute al tipo di fotografia. I colori sono riprodotti egregiamente, intensi e realistici. Gli incarnati appaiono molto naturali.
Comparto audio corposo composto da un poderoso Dolby Atmos 7:1 per Inglese e da un’altrettanto interessante Dolby Digital Plus 7:1 per la lingua Italiana. La traccia Italiana e potente e dalla dinamicità esuberante, capace di creare perfetti effetti di ambienza e di restituire allo spettatore una sensazione di estrema spazialità e profondità in ogni scena. I suoni primari e secondari vengono riprodotti fedelmente e con dovizia di particolari. Troviamo un canale centrale sempre presente che ci regala dialoghi estremamente chiari. Subwoofer vigoroso che interviene in tutte le scene d’azione con grande determinazione.
Comparto extra interessante con più di 30 minuti di materiale da visionare:
Scene Eliminate (13:24) Nove scene eliminate.
Moss si manifesta (03:54) Elisabeth Moss ci parla del suo rapporto con il film.
Il percorso del regista con Leigh Whannell (10:51) Il regista racconta la nascita e la realizzazione del film con immagini dal set.
I giocatori (05:24) Breve interviste al cast.
Terrore senza tempo (03:04) Breve speciale sul profilo de l’uomo invisibile .
Commento al film del regista.