N, recensione del libro di Ernesto Ferrero.
Napoleone fu esiliato all’isola d’Elba nel maggio 1814 per nove mesi, dove costituì un piccolo regno sotto il controllo vigile dell’Inghilterra. Apportò migliorie alla viabilistica e alla burocrazia, fu, almeno dalle cronache, benevolo e caritatevole nei confronti della popolazione elbana. Fu sempre in movimento, preparandosi probabilmente alla sua ultima spiaggia, Waterloo.
Il libro di Ferrero dove i personaggi sono veri e le vicende inventate di sana pianta da voce all’io narrante di un bibliotecario di Portoferraio. Un tale Acquabona, che per una serie di circostanze viene a contatto con l’imperatore. Insperatamente, perché per un gioco del destino si trova a far parte, suo malgrado, dell’entourage di N nonostante sia di sentimenti avversi ma ben nascosti. La narrazione, elegante, si snoda descrivendo la personalità di N, perfezionista e megalomane, con un io smisuratamente ingigantito dalla propria insaziabile ambizione e la vita di corte. Fedelissimi del sovrano e cortigiane, tra cui una procace baronessa, della quale l’Acquabona si invaghisce, ravvivano la triste vita di un uomo temuto in tutta Europa. Responsabile della morte di centinaia di migliaia di soldati nelle varie battaglie da lui sostenute.
Acquabona non gli perdona il cinismo e la mancanza di umanità. E’ un mostro per lui e vorrebbe vederlo morto. Ma Acquabona è uomo di lettere, l’azione non è il suo forte e preferisce osservare, riflettere, fare considerazioni. Sono pagine, queste di Ferrero preziose, eleganti, stilisticamente perfette. Riesce a ricreare il lessico di due secoli fa con una indubbia perizia, immergendosi nell’humus di un contesto non ordinario quale quello di un’isoletta povera nell’Italia pre-unitaria e sottoposta al dominio incrociato delle potenze straniere. Francia e Inghilterra soprattutto. Romanzo quasi manzoniano nella forma ma non nei contenuti, N è un libro storico-fantasy in cui Ferrero si cala per poterci offrire ritrattistiche sempre più complesse, anche a prescindere dalla figura dell’imperatore. E non è difficile scorgere una velata simpatia dell’autore verso il bibliotecario, teorico rivoluzionario, personaggio di sogni e aspirazioni universalistiche.
Infatti Acquabona è la visione che la società occidentale ha perso, la speranza che ha smarrito, l’utopia divorata dagli opportunismi, dal pragmatismo sempre e ovunque. Ci parla in una lingua lontana ma bacia i cuori e li costringe a battere più forte per una vita sempre più degna di essere vissuta.
Per questo libro Ernesto Ferrero ha vinto il Premio Strega nel 2000.
N, recensione del libro di Ernesto Ferrero.