Nel tempio degli uomini talpa, recensione del film diretto da Virgil W. Vogel.
Nel tempio degli uomini talpa (The Mole People, 1956) è un Fanta-Horror diretto da Virgil W. Vogel. Vi si racconta la storia di quattro archeologi, che in seguito ad una spedizione in Asia centrale, si ritrovano a perlustrare delle rovine di un’antica civiltà. Uno di loro sprofonda nel sottosuolo e gli altri si calano con delle funi per recuperarlo. Dopo averlo trovato morto, la roccia cede impedendo la risalita. Nel cercare una via d’uscita gli archeologi rimasti scoprono un sito sotterraneo: il tempio degli uomini talpa. I tre vengono considerati delle divinità, ma quando il sommo sacerdote scopre che sono esseri mortali, la loro vita sarà in pericolo.
Il film lo si fa rientrare nel sottogenere definito Il mondo perduto, che circoscrive quei luoghi al di fuori della civiltà conosciuta, mantenendo inalterate caratteristiche remote grazie al loro isolamento. Rientrano in questa categoria le antiche civiltà della giungla, le isole sperdute, le valli inaccessibili popolate da animali preistorici, le città sottomarine o situate nella cavità della Terra. Il cinema ha fatto incetta di questi miti, le cui origini si fanno risalire alla letteratura fantastica e avventurosa, basti citare il tanto saccheggiato Jules Verne.
Nel tempio degli uomini talpa procede per gradi, trascinando lo spettatore nel centro della terra insieme ai suoi protagonisti e condividendo con loro la sorpresa, lo sconcerto e il senso del pericolo. Viene messo al corrente di quanto accade in contemporanea con gli archeologi, quasi sempre. Vogel dà voce all’importanza della liberazione dal servilismo: il re e il sacerdote tengono sottomesse le ‘loro’ creature, facendole lavorare in condizioni estreme. Il Dott. Roger, il capogruppo degli archeologi, è contrario a questa pratica ed esprime chiaramente il suo pensiero.
Da ciò si arriva ad un’altra questione spinosa messa in campo, quella di voler cambiare le usanze di una civiltà, conformandola alla propria, indipendentemente se siano consuetudini giuste o sbagliate. Così facendo se ne determina la sua scomparsa (come suggerisce la parte conclusiva della pellicola). Il regista vuol sottolineare come sia parte della condizione umana cercare di far accettare, se non imporre, la propria visione ai suoi simili, senza il più delle volte tener conto della specificità di ogni situazione. La carriera di Vogel inizia alla Universal Pictures nel 1940 come assistente al montaggio. Successivamente farà il montatore per svariati film, prima di esordire alla regia cinematografica con Nel tempio degli uomini talpa, accaparrandosi John Agar per vestire i panni del Dott. Roger.
L’attore ha preso già parte ad altri film di questo genere, basti pensare a La vendetta del mostro e Tarantola, entrambi di Jack Arnold. Dopo alcuni lungometraggi, Vogel si dedicherà quasi esclusivamente alla regia televisiva, occupandosi tra le tante serie TV di Bonanza, Miami Vice, Le strade di San Francisco, Starsky e Hutch e Magnum P.I. Gli effetti speciali e gli escamotage tecnici sono appropriati per il periodo in cui è stato girato, e se qualche artificio viene notato non sciupa il film nel suo complesso.
Nel tempio degli uomini talpa (The Mole People.) USA 1956 Regia di: Virgil W. Vogel. Genere: Fantascienza, Horror Durata: 78′. Cast: John Agar, Cynthia Patrick, Hugh Beaumont, Alan Napier, Nestor Paiva, Robin Hughes, Phil Chambers, Arthur D. Gilmour, Rodd Redwing, Yvonne De Lavallade, James Logan, Kay E. Kuter, John Dodsworth, Marc Hamilton. Fotografia: Ellis Carter. Musiche: Heinz Roemheld, Hans J. Salter, Herman Stein. Sceneggiatura: Laszlo Gorog.
Nel tempio degli uomini talpa, recensione del film diretto da Virgil W. Vogel.
Valutazione finale: 6/10