Paranormal Activity 4, recensione del film diretto da Henry Joost e Ariel Schulman.
Nuova pagina per Paranormal Activity. Un critico americano ha preferito il sorriso alla sferzata e con indulgente ironia ha chiamato questo quarto capitolo del Franchise Paranormal Inactivity volume 4. Non si fa molto sforzo a comprendere le ragioni di questa valutazione. Giunti ai titoli di coda di questo inciampo commerciale, stracotto in un guazzetto di manipolazioni speculative nelle fucine dello Showbiz, non rimane nulla. Il Paranormal Activity di Oren Peli, in qualche modo intrigante e magnetico, ha fatto da Broker fra basso budget e fenomeno bancario con l’introduzione di una formula non certo innovativa ma sicuramente furba per rinverdire il senso della paura in un cinema Horror oramai a bassa tensione.
Found footage impastato con il senso statico dell’attesa e segnale forte della preparazione hanno dato al primo lavoro della serie la fisionomia dell’ansia da aspettativa. A beneficio del cinema della paura, così come otto anni prima aveva fatto la forma ante Litteram dello spezzone ritrovato,con l’evento del Blair Witch Project. La terza installazione,anch’essa diretta come la quarta dal binomio Henry Joost e Ariel Schulman, ha tentato la strada del prequel. Nel tentativo di ventilare uno spazio ormai stagnante di aria fritta, col risultato di impoverire ulteriormente una moneta già in corso di svalutazione. Resta così ormai ben poco da scoprire nel quarto titolo del catalogo, vuota rivelazione dell’indigenza di idee e fantasia. Paranormal Activity 4 comincia qualche anno dopo che si sono conclusi i fatti narrati nell’originale di Peli, spostando l’argomento centrale dalle sorelle Katie e Kristi ad una famiglia venuta a vivere in una cittadina del Nevada.
La formula rimane la stessa: il racconto in soggettiva di un’attività di natura paranormale che imperversa all’interno di una casa infestata da un’entità maligna. Qui l’eroina è Alex (Kathryn Newton), unico svolazzo di luce nella penombra di un palcoscenico semivuoto, che, con la collaborazione del suo fidanzato Ben (Matt Shively) impianta un sistema di monitoraggio di tutte le stanze di casa con dei PC disposti appositamente. Già visto? Alex vive con papà, mamma e fratellino, ma i problemi si annunciano quando una vicina di casa, la Katie di Paranormal Activity 1 ?, si ammala. Di conseguenza il figlioletto adottato (Brady Allen) passerà qualche giorno in casa con Alex e famiglia. Assolutamente privo di ogni empatia, il lavoro si trascina ritmato da un’inerzia sonnolenta e uniforme. In una processione di fatterelli telegrafati e dovuti come biglietti da obliterare,fra dialoghi ingessati e opportunità mancate.
Ossessivamente ripetitiva, questa impolverata eredità di una nostalgia di gran lunga più feconda, abbandona ogni senso di paura e ansia. Esponendosi a clichès circostanziati e consunti, come schegge di vicende senza trama. Demoni, simboli, ombre e fantasmi, porte che si aprono e rumori sinistri, sono finte idee in formaldeide. Pronte per il riciclo ,ma sono solo spente scintille di un cinema muto e immobile. I vagiti tremuli di occhiate referenziali alle pietre dell’Horror come Shining e forse Omen, sono i grotteschi rigurgiti di un lavoro valutato nei termini della chiamata al botteghino. Del fascino dei trucchi di Peli rimane solo il fantasma senza fiato di uno spettacolino asfittico e asmatico e Paranormal Activity 4 fluttua inutile nell’etere come un cinema privo d’identità e raison d’etre.
Paranormal Activity 4 (Id.) USA 2012 Regia di: Henry Joost, Ariel Schulman. Genere: Horror Durata: 95′. Cast: Katie Featherston, Kathryn Newton, Brady Allen, Rey/Robbie Matt Shively, Sprague Grayden, Rey Micah Sloat. Fotografia: Doug Emmett. Sceneggiatura: Zack Estrin.
Paranormal Activity 4, recensione del film diretto da Henry Joost e Ariel Schulman.
Valutazione finale: 4/10