Predators, recensione del film diretto da Robert Rodriguez.
Robert Rodriguez si mette alla guida di un progetto esplosivo col nuovo capitolo Predators, rivestendo il ruolo di produttore e supervisore agli effetti visivi. Troppo impegnato per poter dirigere il film, sceglie al suo posto Nimrod Antal, che con i suoi primi lavori ha mostrato le sue capacità. La sceneggiatura iniziale è stata scritta dallo stesso Rodriguez parecchi anni fa, poi non se n’è fatto più nulla rimanendo chiusa in un cassetto. Oggi quella sceneggiatura è stata ripresa in mano da Alex Litvak e Michael Finch, che l’hanno modificata e aggiornata. Della realizzazione del film se ne sono occupati i Troublemaker Studios ad Austin, in Texas, dei quali Rodriguez è comproprietario e presidente.
L’avventura inizia col precipitare di alcuni uomini, il cui paracadute si apre all’ultimo istante, in una giungla sconosciuta. Uno dopo l’altro Royce, un mercenario freddo e solitario, e gli altri si raggruppano e cercano di fare il punto della situazione. Sono tutti dei combattenti di varie parti del mondo, tra loro ci sono uno yakuza, una cecchina delle Forze militari israeliane, un serial killer, un membro di una gang di spacciatori, un soldato delle Forze speciali russe e un medico, unica nota stonata, dal passato oscuro. Royce diventa suo malgrado il capo del gruppo. Tutti si incamminano nella folta giungla per scoprire perché sono lì e come fare a uscirne.
Per Rodriguez questo film rappresenta il capitolo successivo al primo “Predator” di John McTiernan.
Dopo essere stati attaccati da una muta di cani del tutto fuori dalla norma, Royce comincia a comprendere che si trovano dentro a una battuta di caccia e loro sono le prede. Inoltre non sono sulla Terra, ma su un pianeta alieno e i “predatori” alieni sono più forti e più grandi di loro, sanno rendersi invisibili e dopo ogni combattimento evolvono le loro capacità. I combattenti dovranno unire le loro forze per sconfiggere gli alieni, il contatto farà emergere il passato di ognuno di loro. Riusciranno a uscirne fuori?
Per Rodriguez questo film rappresenta il capitolo successivo al primo “Predator” (1987) di John McTiernan. Ha voluto un film che fosse incentrato sui personaggi e gli effetti speciali dovevano essere funzionali alla storia, senza schiacciarla e metterla in secondo piano. L’intento è stato quello di costruire una storia che fosse lineare e che, se anche lo spettatore non avesse visto gli altri, funzionasse, vivesse di vita propria.
Il film raggruppa una mescolanza di azione e fantascienza perfettamente mixata.
Il film raggruppa una mescolanza di azione e fantascienza. I realizzatori hanno voluto sottolineare vari livelli di lettura che il film possiede. Gli uomini scelti per essere cacciati, nel loro mondo sono loro stessi dei predatori, che uccidono su commissione, perché ordinati a farlo o per piacere, qui sono le prede di un gioco perverso, che non ha alcuno scopo se non il piacere di cacciare. Un po’ come fanno, anche, da secoli gli uomini con gli animali per sport.
Nonostante siano abituati a pensare come dei carnefici, nel posto in cui si trovano ora, sono confusi e sconcertati. Non hanno alcuna indicazione di dove siano e perché ci siano, e si sentono impotenti e in pericolo costante. Non sanno come muoversi non essendo il loro ambiente, non hanno il controllo della situazione, e questo è ciò che li spaventa di più, e diffidano l’uno dell’altro. Fino a prima ognuno di loro era indipendente e il capo di se stesso, ora devono fare squadra e cedere il comando per sopravvivere.
Predators è prima di tutto un film sull’istinto di sopravvivenza. Di come ci si comporta in circostanze estreme e di come da individui solitari e alienati dal mondo, che pensano esclusivamente a sé, emergano sentimenti utili al benessere collettivo. Insiti nell’uomo e che in momenti di emergenza scorgano naturalmente. Tutta la prima parte poggia sulla suspense che il regista Nimrod Antal ha saputo creare. I predators alieni fanno la loro comparsa in un secondo momento, quando la tensione ha raggiunto il suo culmine. La scelta di Adrien Brody nasce dal fatto che si è voluto mostrare un soldato contemporaneo, che non è un superuomo.
Capita sempre più spesso che gli eroi dei film siano più radicati nella realtà che si sta vivendo. Inoltre dando più peso ai personaggi, Brody è stato perfetto nel rendere il distacco che Royce sente nei confronti degli altri e della società in generale. Ha buttato via le sue emozioni e i suoi sentimenti molto tempo fa, e vive bene così senza legami e senza responsabilità se non per se stesso. Gli effetti speciali rispecchiano le esigenze del regista, non oscurando la storia, ma elevandone i significati.
Per l’ambientazione i produttori hanno scelto le giungle delle Hawaii dove è stato girato un terzo del film, per rendere le sequenze reali, poi si è terminato di girare nel Texas centrale.
Predators è un film ben confezionato, che riesce a catturare l’attenzione dello spettatore, anche quello che non ha visto i precedenti. È un film dove l’azione, la suspense e colpi di scena non mancano.
Predators (Id.) USA 2010 Regia di: Nimród Antal. Genere: Fantascienza Durata: 110′. Cast: Adrien Brody, Alice Braga, Topher Grace, Walton Goggins, Oleg Taktarov, Louis Ozawa Changchien, Mahershala Ali, Danny Trejo, Laurence Fishburne, Brian Steele, Carey Jones, Derek Mears. Fotografia: Gyula Pados. Musiche: John Debney. Sceneggiatura: Alex Litvak, Michael Finch.
Predators, recensione del film diretto da Robert Rodriguez.