Quadrophenia, recensione del film diretto da Franc Roddam.
Londra anni ’60. Jimmy Cooper vive con i genitori e la sorella in una casa alla periferia della città e lavora come fattorino di un’agenzia pubblicitaria. I suoi soli interessi sono stordirsi con le anfetamine, bere, curare la sua lambretta e il suo guardaroba e trascorrere tempo assieme ai suoi amici Mods. Il ritrovo annuale per la festività per il Bank Holiday offrirà ai Mods di regolare finalmente i conti con i rivali Rockers, un altro gruppo di ragazzi dediti al mito delle motociclette e affascinati da una vita al limite…
Inno generazionale scritto da Pete Townshend nei primi anni ’70 e opera rock che inizialmente riguardava le quattro personalità che componevano il gruppo degli Who. Oltre che un inno della subcultura Mod che da quasi due decadi, e partendo dalla Terra d’Albione, aveva invaso prima gli Stati Uniti e di lì a breve, in una seconda ondata favorita proprio dalla storia di un giovane fattorino Londinese, avrebbe trovato nuova linfa vitale anche nel nostro paese.
Il merito della pellicola di Franc Roddam, futuro ideatore del format MasterChef, è stata quella non di rappresentare il canto del cigno di uno stile di vita, ma bensì il perpetuarsi di questi nel corso del tempo. Quadrophenia seppur datato e figlio di un’epoca nel corso della quale abbigliamenti e gusti musicali potevano facilmente identificare i giovani, già afflitti da divergenze di opinioni e ideali con i loro genitori. Ancora oggi viene rivisto in continuazione da orde di appassionati di sub culture, da amanti del cinema, della musica, e ovviamente dai Mods più incalliti. Divenendo quello che Easy Rider è per la cultura hippy.
Quadrophenia rappresenta la perfetta commistione di musica e tendenze culturali.
Una sceneggiatura lineare è stata modificata rispetto all’opera rock per risultare meno onirica e più ancorata a vicende comuni. Il film vede nel protagonista, impersonato da Phil Daniels il deus ex machina della narrazione. Scelto per il ruolo grazie a una carriera teatrale di tutto rispetto, e che invece lo ha visto successivamente sempre ricordato per il ruolo di Jimmy Cooper. Subendo la medesima sorte toccata anche a Mark Hamill con Star Wars. Differente invece la sorte toccata al giovane Sting, protagonista di una breve apparizione nel ruolo di Ace, il più carismatico dei Mods, e che di lì a breve avrebbe iniziato una radiosa carriera non cinematografica ma musicale come frontman dei Police.
A fine pellicola, o alla fine della sua ennesima visione, Quadrophenia è certamente inquadrabile come ben più di un apprezzabile film. Rappresenta la perfetta commistione di musica e tendenze culturali. Spaccato della condizione giovanile dei ’60 e di riflesso dei ’70 e osservatorio privilegiato su un mondo che ha saputo rigenerarsi dalle proprie ceneri.
Quando l’amore Quadrophenia ( Id .) Gran Bretagna 1974 Regia di: Franc Roddam. Genere: Drammatico Durata: 130′. Cast: Phil Daniels, Leslie Ash, Philip Davis, Mark Wingett, Sting, Ray Winstone, Garry Cooper, Gary Shall, Toyah Wilcox. Fotografia: Brian Tufano. Musiche: The Who. Sceneggiatura: Dave Humphries, Franc Roddam, Martin Stellman.
Quadrophenia, recensione del film diretto da Franc Roddam.