Recensione film “Il giovane Karl Marx”, di Raoul Peck.
Da quasi due secoli queste otto lettere, brevi, si sono fatte breccia tra coloro che hanno aspirato ad una società libera e fraterna. Quasi una sorta di scherzoso scioglilingua, ilkarlmarxpensiero è stato riferimento esistenziale, come un “mantra” escatologico per milioni di sfruttati di ogni latitudine. Se Treviri nel 1818 vide la nascita del futuro scienziato sociale e anni dopo gli angusti paesi del cosiddetto socialismo, scimmiottandone i principi, ne hanno anzitempo decretato la fine, burocratizzandone il pensiero non altrettanto si può dire dell’interesse che la sua sfaccetta analisi continua a suscitare.
Tra tanti libri celebrativi, biografie più o meno fedeli e dotti saggi, si segnala in controtendenza il bel film diretto da Raoul Peck. Regista haitiano, Ministro della Cultura ad Haiti sotto la Presidenza di Rene Laval, di cui si ricorda Lumumba (2000) e I am not your negro (2016).
“Il film descrive con soavità gli anni burrascosi del sodalizio tra i poco più che ventenni pensatori.”
Il film narra con leggerezza ed empatia gli anni giovanili del teorico anticapitalista. Dagli slanci ideali alla concretezza del lavoro sul campo nel tentativo di unire teoria e prassi, nel pensiero e nell’azione tipicamente rivoluzionaria. Nello specifico viene affrontata con grazia e partecipazione l’inizio della gigantesca elaborazione teorica del giovane Marx, dall’eredità del pensiero hegeliano alla collaborazione con il giovane Fredrich Engels. Rampollo di un industriale di Barmen, che aveva iniziato indagare e solidarizzare con le classi subalterne.
Spedito a Brema per un tirocinio nella fabbrica di un amico del padre, conosce la dura realtà della classe operaia tedesca e ne è folgorato. Conosciuto Marx inizia insieme a stendere alcuni capisaldi della dottrina marxista. Permeata di quel materialismo storico che nel Manifesto del partito comunista troverà la sua enucleazione più vivace. Nello specifico vengono fissati i principi base, le idee-forza con i quali si sarebbe infiammata l’azione politica e sociale del proletariato.
Il film infatti, descrive con soavità gli anni burrascosi del sodalizio tra i poco più che ventenni pensatori. Indugia sapientemente sugli ardori idealisti, sui bruniani eroici furori e ne fa un ritratto controcorrente, molto terreno, concreto, vivo e dinamico. Dagli amori contraccambiati con passione da altrettante compagne che ne condivisero difficoltà ed entusiasmi, Marx e Engels, persistono nel loro sforzo titanico, di studio delle contraddizioni del capitalismo. Dove la speculazione più accesa si fonde con la necessità di adottare soluzioni pragmatiche a problemi contingenti.
“La recitazione è convincente e tutti gli attori si dimostrano all’altezza, impersonando senza complessi d’inferiorità personaggi che hanno fatto la storia.”
Di conseguenza la trama si dipana in un turbinio di incontri con il nascente proletariato di fabbrica e uno dei suoi rappresentanti più in vista, Prouhdon. Con il quale non mancherà di polemizzare aspramente. Alcune sequenze restano impresse nella mente. L’inizio è folgorante e terribile, sia per l’accuratezza nella ricostruzione ambientale, sia per un uso sapiente della fotografia e del colore.
A volte pastello e in altre dalle tonalità più accese, a significare momenti diversi e contrastanti.
La recitazione è convincente e tutti gli attori si dimostrano all’altezza, con leggiadria professionale, impersonando senza complessi d’inferiorità personaggi che hanno fatto la storia. Anche se la storia, in seguito imboccherà strade tortuose e contraddittorie, rimane il tentativo generoso di due giovani intellettuali. Che non esitarono a rimboccarsi le maniche e a far lavorare la mente per l’emancipazione delle classi sfruttate. E in tempi politicamente grigi, liquidi può essere utile parafrasando il celebre incipit del “Manifesto” stravolgendolo e travolgendolo, uno spettro avanza per l’Europa, lo spettro del sovranismo.
Il finale sui titoli di coda riaccende una fiammella sulle note di “like a rolling stone” e seppur in dissonanza spazio-temporale centra l’obbiettivo. Conferma il vendittiano, ”troppo breve da dimenticare” e resiste nell’immaginario collettivo di mille anime in rivolta che, ancora inquiete agitano invisibilmente i cieli e le strade di tutto il mondo.
Il giovane Karl Marx (Le jeune Karl Marx.) Francia, Germania, Belgio 2017 Regia di: Raoul Peck Genere: Drammatico, Biografico Durata: 112′ Cast: August Diehl, Stefan Konarske, Vicky Krieps, Olivier Gourmet, Hannah Steele. Sceneggiatura: Pascal Bonitzer, Raoul Peck. Musiche: Aleksej Ajgi.
Recensione film “Il giovane Karl Marx”, di Raoul Peck.