Recensione film “Uomini di parola”, di Fisher Stevens.
Dopo quasi trent’anni di carcere, nel quale non ha mai confessato complici e crimini, Val, un vecchio gangster affiliato alla cosca del boss Claphands, esce di galera. Ad accoglierlo trova il suo fraterno amico Doc al quale proprio Claphands ha dato l’ingrato compito di giustiziarlo entro le dieci del giorno seguente.
Il ricordo dei vecchi tempi declinati in una commedia dalle tinte drammatiche e noir. Questa la veloce sintesi della pellicola scritta da Noah Haidle e diretta dal regista e attore Fisher Stevens. Noto al pubblico per essere stato fra i protagonisti dei due “Corto circuito”. Il film appoggia sulle solide spalle di tre attori di grande classe e fama: i tre premi Oscar Christopher Walken, Al Pacino e Alan Arkin.
Walken e Pacino sono amici di vecchia data che ricordano come sia stata appagante una vita trascorsa assieme. Hirsch è il terzo sodale, ormai ospite fisso di una casa di cura, impersonato da Alan Arkin, caratterista che ancora una volta colpisce per l’indolenza con la quale affronta le ultime curve di una vita criminale.
Ci si specchia nei ricordi di tre operai del crimine che non rinnegano nulla di quello che hanno fatto in passato. Rivendicando, a voce alta, non solo i tempi andati ma anche la morale con la quale la loro generazione era capace di muoversi.
Un inno alla vita che fu, vista attraverso tre attori, all’epoca, over 70 che sanno rappresentare anche un inno alla vita e soprattutto a un’amicizia dura e inscalfibile come una roccia.
Uomini di parola (Stand up guys.) USA 2012 Regia di: Fisher Stevens Genere: Commedia, Drammatico Durata: 94′ Cast: Al Pacino, Christopher Walken, Alan Arkin, Julianna Margulies, Mark Margolis, Addison Timlin, Lucy Punch. Sceneggiatura: Noah Haidle. Fotografia: Michael Grady.