La recensione della mini serie TV “La regina degli scacchi” trasmessa da Netflix!
Beth Harmon è una bambina di nove anni, rimasta senza madre e con il padre alcolista, ospite di un orfanotrofio. Di intelligenza vivace e pronta, trascorre le sue giornate tra scuola e la sua grande passione, gli scacchi. E’ il custode dell’istituto, un taciturno Mr. Shaibel, ad iniziarla alla pratica della disciplina. Si ritrovano ogni giorno nello scantinato dove Shaibel ha il suo ufficio e Beth dimostra da subito le sue spiccate abilità logiche vincendo sempre senza difficoltà.
La direttrice viene a conoscenza del talento della ragazzina e, preso accordi con una società scacchistica locale, dà autorizzazione affinchè incontri in simultanea più giocatori.
Naturalmente li batte senza fatica e da qui inizia la sua ascesa verso mete più ambiziose.
Il percorso sarà a tratti disagevole e tortuoso. Una ricerca spasmodica alla ricerca di una spontaneità che se si manifesta nel gioco fatica a rivelarsi nella relazione con l’altro. Con le coetanee spesso frivole o semplicemente meno disposte a impegnarsi per obbiettivi culturalmente dati: un buon matrimonio con relativa casa, figli etc etc. Beth è di pasta diversa.
Il suo carattere mercuriale seppur filtrato da una calma apparente la proietta in un universo strategico dominato dai maschi. Lei, unica femmina darà parecchio filo da torcere agli esponenti del cosiddetto sesso forte.
The queen’gambit, tradotto nella mossa del gambetto, è un’antica mossa di apertura risalente al XV secolo e dà il titolo alla serie tv, ambientata tra gli anni cinquanta e sessanta.
La stagione, probabilmente senza seguito, si sviluppa su sette densissime puntate che catturano l’attenzione dello spettatore. Ci mostra partite interminabili giocate sempre con un fair play raro in altre discipline sportive. Micro guerre fredde all’interno della vera guerra fredda, dove le prime si risolvono pacificamente con una stretta di mano e un invidiabile spirito di sportività, mentre le altre restano in stallo per decenni.
Seppur ipercompetitive le gare sono sempre all’insegna del merito che inesorabilmente viene scandito dall’utilizzo dei pezzi sulla scacchiera, dalle mosse imparate a memoria, dall’ingegno nei momenti di difficoltà che permette di oltrepassare il lucido raziocinio dei giocatori. Pezzi che vengono mossi su mille sentieri preordinati, limitati nel loro movimento ma nel contempo resi creativi dal talento del giocatore, in questo caso di Beth che riesce a trasfigurare l’ordine dell’accadibile, immaginando e fantasticando.
La serie tv, ideata da Scott Frank, che è anche il regista, e Alan Scott trae ispirazione dal romanzo di Walter Travis, The queen’s gambit e su Netflix il 28 ottobre, tre giorni dopo il lancio, colleziona la più alta audience tra tutte le stagioni tv andate in onda quel giorno. Uno scacco matto, insomma, fulmineo come le mosse della giovane Beth Harmon. La recensione della mini serie TV “La regina degli scacchi” trasmessa da Netflix!