Edward Snowden, tecnico informatico esperto di reti, figlio di un ufficiale della guardia costiera ed ex soldato infortunatosi nel corso di un’esercitazione, inizia il proprio lavoro alla CIA quale esperto di sicurezza. Da quel momento la sua vita cambierà prima conoscendo la sua fidanzata Lindsay e successivamente quando il suo lavoro virerà verso lo spionaggio nei confronti di una nazione che lui per primo pensava di dover servire e non certo sorvegliare.
“Essere più sorvegliati significa venire spiati o avere maggiore sicurezza e sicurezze?”
Con queste domande Oliver Stone nel 2016 diede vita a un nuovo capitolo della sua vasta filmografia. Una pellicola presentata a Roma, nel corso della Festa del Cinema, confezionata con una trama estremamente controversa che riguarda il significato stesso di privacy, anche del singolo, violabile per salvaguardare la vita di una nazione, del mondo, o semplicemente per garantire agli Stati Uniti la supremazia sugli altri paesi.
Il paladino di questa rivelazione un ragazzo smilzo e occhialuto del midwest che una volta che il proprio ginocchio destro ha ceduto sotto il peso di zaini troppo pesanti ha pensato di ‘riciclarsi’ nel difficile ruolo di esperto di sistemi informatici, barcamenandosi fra le pieghe di organizzazioni capaci di trattare miriadi di bit come si stesse parlando di acqua limpida e cristallina e al tempo stesso vedendo la propria vita sballottata da un angolo all’altro del globo. dall’Europa alle Hawaii sino a Hong Kong, dove una volta raggiunto da un terzetto di giornalisti coraggiosi del The Guardian, fra i quali non si può non notare la figura di Tom Wilkinson, noto per aver interpretato uno dei disoccupati nel must di Peter Cattaneo Full Monty – Squattrinati Organizzati (The Full Monty; 1997), vuoterà il sacco su tutto quello che aveva compiuto in quasi dieci anni di carriera al servizio prima della CIA e poi dell’NSA, ovvero il servizio di sicurezza nazionale Americano.
Una trama costruita basandosi su due romanzi d’inchiesta: The Snowden Files, edito in Italia da Newton Compton con il titolo: Snowden. La vera storia dell’uomo più ricercato del mondo di Luke Harding e Time of the Octopus di Anatoly Kucherena. Districandosi agile senza soffermarsi sul gergo tecnologico e invece dedicandosi sia alla spy story sia alla vita di un ragazzo che sullo schermo è impersonato da un eccellente Joeseph Gordon Levitt. Un ragazzo che in totale segretezza ha dovuto cavarsela sempre da solo, schiacciato da segreti più grandi di lui e scoprendo con largo anticipo cosa significhi la vera solitudine da consumarsi al massimo con la propria compagna, impersonata da Shailene Woodley, nota al pubblico tv per aver impersonato Amy Juergens protagonista di La vita segreta di una teenager americana (The Secret Life of the American Teenager; 2008-2013)
Un personaggio, quello di Snowden, che rischiava di cadere nel dimenticatoio se non fosse stato proprio grazie a Stone, il quale ha dedicato al vero protagonista gli ultimi minuti di un film che scivola veloce come uno skate, lasciando allo spettatore il dubbio, irrisolto, se si possa parlare di eroe o di traditore sempre sullo sfondo quella domanda iniziale per la quale è ancora difficile trovare una risposta univoca.