Spring, recensione del film diretto da Justin Benson e Aaron Moorhead.
La bellezza asprigna di Polignano a Mare fa da sfondo a questo riuscito Fantasy/Horror, girato con finanziamenti americani, con il sostegno di Apulia Film Festival, realizzato con un budget di 504 mila euro e l’impiego di trenta professionisti di cui dieci pugliesi. La trama è insolita e non è il caso di svelarne antefatti e sviluppi. Basti aggiungere che cose strane accadono su questo tratto di costa Pugliese, accadimenti insoliti e raccapriccianti, eventi esoterici e misteriosi conditi con una miscela di suspance e romanticismo non banale.
Due ragazzi si incontrano, flirtano tra suadenti chiari di luna e passeggiate in riva al mare. La ragazza del posto è di un’avvenenza tutta mediterranea mentre lui arriva d’oltreoceano in cerca d’esperienze e gratificazioni. Non immaginando che dietro l’angolo potrebbe celarsi una sorpresa ai limiti del reale, l’incontro con l’irragionevolezza della fantasia, del delirio lisergico, del rifiuto dell’umano.
Prova molto convincente dei registi Benson e Justin Aaron Moorhead, considerati enfant prodige dell’Horror qui alla loro prima opera Italiana. Il film ritrae il gioco amoroso di una giovane coppia appassionata della vita, che non si piega all’arbitrio dell’irrazionale e del magico. Che dà fiato a un rinnovato patto sentimentale fatto di speranze, attese, gioie. L’asse centrale su cui ruota la struttura narrativa del film è la felice ricombinazione continua tra vigore e abbandono, tra estasi e caduta.
Prova molto convincente dei registi Justin Benson e Aaron Moorhead, considerati enfant prodige dell’Horror…
Una miscellanea ben riuscita che cattura con estremo rigore gli stati d’animo di entrambi di fronte all’imponderabile,all’ineluttabile quasi destino sacrificale ai nuovi dei dell’invisibile. Già noti per Resolution, vincitore del Mad Movies Award nel Neuchatel International Fantasy Film Festival, i due registi confezionano un Horror con ascendenze tarantiniane di derivazione kafkiana. Il celebre Gregor Samsa, accompagnato dal padre Franz forse rimarrebbe stupito dalla perfezione tecnica di alcune sequenze e probabilmente non si sentirebbe troppo bene.
Un film che convince sotto tanti punti di vista.
Ma se in Gregor la metamorfosi è la risposta e l’epilogo di un sistema sociale sottilmente coercitivo in “Spring” la bomba a orologeria irrompe con la forza devastante della Natura incontrollata, cartina tornasole di un’altra normalità, al di là di steccati normativi e allineanti. La fotografia è ben curata e contribuisce a rendere godibile la visione, così come la recitazione dei due giovani attori. Lou Taylor Pucci dona corpo e anima alla figura di Evan, tormentato da un profondo lutto familiare, alla ricerca di quiete ed equilibrio interiore.
Nadia Hilker, la Louise del film si cala perfettamente in un ruolo impegnativo e non privo di rischi scenici. Lo scenario, a cui si aggiungono Conversano, Oria e gli scavi archeologici di Egnazia, come accennato è tra i più maestosi del nostro meridione. Collocato in un contesto da favola non frivola, simbolica quel tanto che basta, senza scomodare tortuose interpretazioni psicanalitiche, nel segno di un rinnovato modo di raccontare una storia non comune. Infine, secondo Apulia Film Festival e dato da non trascurare, l’ impatto economico sul territorio è stato pari a 127.777 euro.
Spring (Id.) USA 2014 Regia di: Justin Benson e Aaron Moorhead. Genere: Fantascienza, Horror Durata: 109′. Cast: Lou Taylor Pucci, Nadia Hilker, Francesco Carnelutti, Nick Nevern, Jeremy Gardner, Grazia Daddario. Fotografia: Aaron Moorhead. Musiche: Jimmy LaValle. Sceneggiatura: Justin Benson.
Spring, recensione del film diretto da Justin Benson e Aaron Moorhead.