The Congress, recensione del film diretto da Ari Folman.
Dopo l’acclamato Valzer con Bashir del 2008, Ari Folman torna dietro la macchina da presa per raccontare il cinema del futuro mescolando due generi nei quali si muove meravigliosamente. La prima parte del film è una via di mezzo tra fiction e documentario, per la seconda utilizza l’animazione.
Ari Folman realizza un film avanguardista e di largo respiro!
L’attrice Robin Wright (che interpreta se stessa) riceve dai Miramount Studios un’offerta che cambierà il suo futuro. Le viene proposto di digitalizzare la sua figura, comprese tutte le sue emozioni, per avere la facoltà di ricrearla sullo schermo a proprio piacimento in tutti i tipi di film e ruoli, anche quelli che – durante la sua carriera – ha rifiutato. In cambio la sua immagine rimarrà sempre quella di una trentenne e avrà un cospicuo compenso. Firmando accetterà di non recitare in nessuna forma o contesto. Il contratto sarà valido per vent’anni. La macchina da presa si accende sul volto di Robin Wright, messa in una dimensione quasi documentaristica.
Col progredire del racconto lo spettatore conosce questa donna, le scelte fatte nel passato e le scelte che si trova a fare oggi. Ari Folman utilizza la storia di Robin Wright per mostrare a cosa può andare incontro il cinema nel futuro, un futuro mai così vicino. Il film è tratto dal romanzo Il congresso di futurologia (edito da Marcos Y Marcos) del grande scrittore di fantascienza Stanislaw Lem. Uno dei suoi romanzi più celebri è Solaris, dal quale Andrej Tarkovskij ha tratto il film omonimo. Se nel libro Lem ha previsto il pieno controllo dei produttori di medicinali sulle emozioni umane, nel film Folman mostra come le attuali tecnologie e alcune possibili future minaccino di far scomparire il cinema che tanto si è amato. Folman spinge molto in avanti (e neanche poi tanto) il concetto di attore, riducendolo ad una mera formula chimica.
Chiunque potrebbe assumerlo sotto forma di farmaco, realizzando così nella propria mente il film che desidera. Il regista sottolinea la vacuità del processo, quanto una vita di sola immaginazione possa dare conforto, ma sia ingannevole, in fondo tutto ciò che vogliamo è provare emozioni, ma che siano vere e profonde. Abbandonandoci alla chimica perderemmo la concretezza e la verità di tutto ciò. Presentato alla 66esima edizione del Festival di Cannes, The Congress è prima di tutto un Fantasy futuristico, ma anche una disperata richiesta d’aiuto ed un grido di nostalgia per il vecchio cinema che conosciamo ed amiamo, spiega Ari Folman. È solo nella parte conclusiva che il racconto perde di mordente, non mantenendo l’equilibrio raggiunto fin lì e sovraccaricando di informazioni che disperdono l’attenzione.
Nonostante questo, rimane un film acuto, originale, che mette in guardia dalla corsa alle tecnologie sempre più avanzate. Lancia un messaggio sul quale soffermarsi a riflettere: il cinema è già cambiato tanto nel corso dei ultimi decenni, eppure quello artigianale rimane il migliore e più emozionante, quello che fa battere il cuore, commuovere e smuovere gli animi. I film non sono solo per gli occhi, c’è molto di più.
The Congress (Id.) USA 2013 Regia di: Ari Folman. Genere: Fantascienza, Drammatico. Durata: 119′. Cast: Robin Wright, Harvey Keitel, Paul Giamatti, Kodi Smit-McPhee, Danny Huston, Sarah Sami Gayle, Michael Stahi-David, Michael Landes, Sarah Shani. Fotografia: Michał Englert. Musiche: Max Richter. Sceneggiatura: Ari Folman.
The Congress, recensione del film diretto da Ari Folman.
Valutazione finale: 7/10