The Vast of Night, recensione del film diretto da Andrew Patterson.
Cayuga, New Mexico, anni ‘50, una serata speciale. Alla palestra comunale si gioca il derby cestistico della valle, grande attesa sugli spalti. Il clima è surriscaldato, famiglie, ragazzi, anziani si affollano sulle gradinate. Mancano pochi minuti all’inizio del match. Il conduttore radio dell’emittente locale, Everett è in fibrillazione e balzella da un lato all’altro del campo da gioco alla ricerca di Fay. Centralinista sedicenne che dovrà occuparsi di interviste pre partita con un registratore a nastro. Finito le registrazioni, Fay raggiunge la sua postazione di lavoro e tra chiamate di varia natura capta strani messaggi in codice. Inizia così il film vero e proprio, con un omaggio costante alla serie “Ai confini della realtà” e alle atmosfere dense di suspance che ne hanno da sempre caratterizzato il format.
Attraverso alcune testimonianze, telefoniche e de visu Everett e Fay si ritrovano in una dimensione inaspettata, con i sospetti che si fan sempre più certezze e con una vita che vorrebbero cambiasse. Non lontanissimo, a circa 800 chilometri Roswell continua a conservare i suoi segreti nella misteriosissima Area 51. Ancora un decennio e il mondo avrebbe assistito all’assassinio di Stato di JFK, all’invasione del Vietnam, con i suoi morti e la sua disfatta e, dopo Presidenti più o meno democratici, l’America avrebbe offerto il meglio di sé alla mercè di un paranoico e pericoloso miliardario.
Un film realizzato con attenzione che omaggia la fantascienza anni cinquanta.
Girato prevalentemente in Texas a Whitney (in poco più di 17 giorni e 6 mesi di meticolosa pre-produzione) il film si inserisce perfettamente nella mitologia della sf americana degli anni ‘50. Tra guerra fredda, anticomunismo diffuso e acritico e un primo, timido consumismo post bellico. Azzeccatissimi e calati perfettamente nei rispettivi ruoli, Jake Horowitz, l’esuberante ed efficiente speaker radiofonico Everett Sloan e Sierra Mc Cormick, l’arguta e generosa Fay Crocker.
Come riconosce Andrew Patterson, film-maker trentottenne (ho avuto molte influenze da radio e letteratura) con alle spalle una solida formazione in regia a Dallas, i riferimenti sono diversi.
Si va da “X-files” a “Incontri ravvicinati del terzo tipo” senza tralasciare la serie sf piu’ popolare degli anni ‘50 già ricordata sopra: “Ai confini della realtà”. A impreziosire la riuscita della pellicola, un asso nella manica come Steven Soderbergh, produttore esecutivo che ha coniugato efficacemente disponibilità del budget agli aspetti più strettamente artistici e tecnici. E anche grazie probabilmente a quest’apporto i riconoscimenti non hanno tardato ad arrivare.
Tra i molti il primo premio come miglior film narrativo allo Slamdance Film Festival di Park City, Utah e all’Edinburgh International Film Festival come il più meritevole lungometraggio internazionale.
The Vast of Night (Id.) USA 2019 Regia di: Andrew Patterson. Genere: Fantascienza, Thriller Durata: 91′. Cast: Sierra McCormick, Jake Horowitz, Gail Cronauer, Cheyenne Barton, Gregory Peyton. Fotografia: Miguel Ioann Littín-Menz. Musiche: Erick Alexander, Jared Bulmer. Sceneggiatura: Andrew Patterson, Craig W. Sanger.
The Vast of Night, recensione del film diretto da Andrew Patterson.