In una decade, siamo nei primi anni ’80, pesantemente segnata da tutto quello che ruotava attorno al mondo dell’informatica e alle prime linee di programmazione, il cinema seppe dar voce alle richieste degli adolescenti, non necessariamente nerd, con pellicole che più o meno direttamente sapevano attingere alle scienze e professioni che stavano nascendo all’ombra della non ancora nata Silicon Valley.
L’idea per un soggetto riguardante un uomo disperso in una rete informatica, impegnato a sopravvivere per riuscire a tornare a casa, era stata partorita dal regista Steven Lisenberg già sulla metà degli anni ’70 ma fu solo molti anni dopo, e dopo molte porte in faccia da parte di numerose case di produzione, che non vedevano come realizzabile una pellicola che esigeva milioni di dollari necessari per la creazione dei set digitali, che Lisberger riuscì a convincere la Disney a dare il via a uno dei progetti maggiormente ambiziosi del mondo sci-fi. Non va difatti dimenticato che nel 1977 George Lucas ebbe fortuna grazie al primo Guerre stellari (Star Wars: Episode IV – A New Hope; 1977) e probabilmente la Disney vide nell’idea partorita dal regista newyorchese la medesima possibile fortuna commerciale.
La storia, dalla trama lineare ma non scontata, prende il via quando un post adolescente e programmatore di successo, spodestato da un ex amico e collega che lo ha estromesso dall’azienda che aveva contribuito a creare, si trova improvvisamente risucchiato all’interno di un sistema operativo da lui ideato. Un sistema che si è ramificato in ogni angolo del mondo virtuale. In grado di dominare ogni aspetto della vita del mondo degli umani, per l’occasione ribattezzati con il neologismo di creativi.
Tron a distanza di varie decadi rappresenta ancora un crocevia nella visione hollywoodiana del mondo sci-fi
La destinazione pensata dal Master Control Program, questo il nome del sistema operativo progettato dal protagonista, è quella di uccidere il proprio creativo, tramutandolo nel protagonista di uno dei numerosi videogames che popolano qualunque sala giochi. Al tempo stesso il giovane programmatore desidera sia ritornare nel mondo reale ma anche trovare quelle prove che dimostrerebbero come sia stato truffato dal suo ex collega.
Ricordato per le animazioni alle quali contribuirono sia l’artista visionario Jean Giraud, noto come Moebius, ma anche un giovane e non accreditato Tim Burton e per gli effetti CGI (Computer generated imagery; nda) che agitarono parecchio il sonno degli animatori Disney, ben consapevoli del pericolo di ritrovarsi senza lavoro di lì a poche decadi. Il film risulta essere frutto di una trama sì semplice ma anche popolata da alcuni significativi colpi di scena. Con alleati sia nel mondo dei videogiochi, fra i quali spicca il fuoriclasse Tron, sia nel mondo reale. E nemici capaci di annidarsi dietro a ogni angolo per impedire a Kevin e ai suoi sodali di trovare quelle prove necessarie per smascherare l’ex amico Ed Dillinger.
Da segnalare il ruolo di Kevin Flynn impersonato da un giovane Jeff Bridges che ancora oggi a distanza di anni ricordiamo come il protagonista di una pellicola divenuta cult solo grazie al trascorrere del tempo. Difatti seppur amato dalla critica, il film non seppe raccogliere un buon successo iniziale al botteghino, ma seppe invece creare le basi per un florido franchise in stile cyberpunk all’interno del quale spiccano videogiochi cabinati per piattaforme ATARI e Intellivision. Una serie a cartoni: Tron – La serie (Tron: Uprising; 2012). Tron: Legacy (id.; 2010); primo sequel del primo film, in attesa della terza pellicola, con protagonista Jared Leto, dal titolo Tron: Ares (id.; 2025).
Film quindi da recuperare proprio perché ha avuto la capacità di dare vita a un universo non solo cinematografico e virtuale, che a distanza di varie decadi rappresenta ancora oggi un crocevia nella visione hollywoodiana del mondo fantascientifico e dei videogiochi. Sarebbe infatti quasi impossibile credere che senza Tron oggi avremmo potuto assistere alla saga di Prince of Persia e di Resident Evil.