Will Hunting – genio ribelle, di Gus Van Sant

a cura di Ciro Andreotti

Nei quartieri periferici di Boston abita il ventenne Will Hunting, orfano problematico e con una predisposizione incredibile alla soluzione di problemi matematici. Will vive in maniera precaria passando da un lavoro al successivo accompagnato sempre da un gruppo di amici con i quali rimane spesso coinvolto in numerose risse. Quando un docente del MIT si accorge delle sue capacità proporrà a Will di dare un cambio radicale alla sua esistenza a patto che prima di tutto si faccia seguire da uno psicologo di fiducia.

La parabola cinematografica di due amici d’infanzia, entrambi originari di Boston, Affleck e Damon, nacque sulla metà dei ’90 grazie a un dramma sentimentale, pieno di pathos e affetti, a volte rubati, ma soprattutto non corrisposti; vuoi nei confronti di uno psicologo con le sembianze rassicuranti di un Robin Williams che come spesso accadeva riusciva a essere sia ilare ai limiti del surreale ma anche capace di rare vette di profondità, oppure verso una studentessa incontrata per caso e impersonata da Minnie Driver, o nei confronti di un gruppo di amici spiantati, fra i quali evoluiscono i fratelli Casey e Ben Affleck.

Una sceneggiatura originale che Affleck e Damon avevano pensato come differente, perché maggiormente incentrata sul lato thriller e non sulla vita di un semplice ragazzo di venti anni con un dono capace di garantirgli quelle fortune dai quali quasi tutti sono inevitabilmente esclusi.

Doppia statuetta Oscar per un film fra i migliori del mondo cinematografico a stelle e strisce

Una sceneggiatura al tempo stesso ritoccata dallo sceneggiatore William Goldman, arricchita sia nella figura dello psicologo vedovo, che con Will creerà un legame basato sulla sfida e sulla comprensione reciproca, e che sarà maggiormente declinata verso un finale buonista introdotto da una serie di caratterizzazioni dei personaggi secondari, quali i già citati Williams e Minnie Driver, fino al Dottor Lambeu (impersonato da Stellan Skarsgård) mentore di Will e docente pluridecorato del MIT, fino a un Ben Affleck che all’amico Matt Damon cedette volentieri la palma del protagonista ricollocandosi sullo sfondo.

Pellicola diretta da Gus Van sant selezionato a pochi giorni dall’inizio delle riprese e al termine di una lunga serie di valutazioni da parte dei due giovani co – sceneggiatori che gli consentirono di farlo partecipe di uno dei film più iconici dell’ultimo decennio del secolo scorso. Film uscito in sala a fine 1997, capace di sbancare sia il botteghino natalizio sia di arrivare a nove candidature Oscar e a due statuette vinte sia per la sceneggiatura originale, sia per Robin Williams che con il ruolo di Sean McGuire mise finalmente le mani su un titolo che avrebbe meritato con largo anticipo.

Da vedere perché val la pena di pensare che a volte anche le storie maggiormente tristi possano racchiudere un epilogo conciliante.

Valutazione Finale: 7.5 / 10

Will Hunting – genio ribelle (Good Will Hunting) USA, 1997 Regia di: Gus Van Sant Genere: Drammatico Durata: 125′. Cast: Matt Damon, Robin Williams, Ben Affleck, Stellan Skarsgård, Casey Affleck, Cole Hauser, Scott William Winters, Minnie Driver Scenografia: Melissa Stewart, James McAteer, Jaro Dick Fotografia: Jean Yves Escoffier Musiche: Danny Elfman Montaggio: Pietro Scalia Soggetto: Matt Damon, Ben Affleck Sceneggiatura: Matt Damon, Ben Affleck Produzione: Miramax Films, Be Gentlemen Distribuzione: Cecchi Gori Group

Will Hunting – genio ribelle, di Gus Van Sant